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Aol e RedHat: un matrimonio impossibile

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Nella settimana che si è appena conclusa sono circolate voci che davano Red Hat, la più grossa società impegnata nello sviluppo di soluzioni basate su Linux, vicina ad una acquisizione da parte del gruppo AOL Time Warner.

Red Hat, società del valore di 1,45 miliardi di dollari è probabilmente la distribuzione più utilizzata dagli utenti GNU/Linux. Nell'economia mondiale l'acquisizione e la fusione di grandi società è all'ordine del giorno, ma questa notizia ha destato moltissimo clamore nel mondo Linux.

AOL sta da tempo combattendo una guerra contro Microsoft, e la decisione di quest'ultima di non mettere in XP il software di AOL è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli interessi delle due potrebbero sembrare distinti: il primo, AOL, è il più grande colosso delle telecomunicazioni e dei media, il secondo, Microsoft, il più grosso produttore di software al mondo. Ma ormai il mondo dell'infomatica passa attraverso i media, e il potere dei media consolida ed è in grado di trascinare l'informatica. In questo clima lo scontro tra i due colossi è inevitabile.

Mentre questi due titani pensano a dichiararsi guerra, c'è chi sembra (o meglio sembrava) disinteressarsi degli interessi economici in gioco: tra questi Linux, che è sempre stato per moltissimi sviluppatori solo un gioco, un gioco molto impegnativo, ma pur sempre tale. Che poi abbiano tratto e traggano costantemente grandissimi benefici anche i grandi dell'informatica (primo tra tutti IBM, che sta investendo moltissimo su Linux), sembra essere del tutto ininfluente sul futuro del sistema operativo del pinguino.

Questo disinteresse ha contribuito a far diventare Linux quello che è ora. Nonostante tutto questo sono in tanti quelli che guardano a questo sistema operativo come l'unica possibile alternativa allo strapotere Microsoft nel mondo dei desktop. La cosa non credo abbia mai interessato gli sviluppatori del kernel Linux (lo stesso Torvalds non si sente in competizione con Bill Gates). E secondo il mio parere, ritengo fondamentale che Linux continui sulla sua strada, senza essere influenzato dalle scelte altrui. In altre parole, Linux deve restare tale, continuare a fare le cose "alla Linux" senza diventare la copia (con il rischio che diventi una brutta copia) di Windows. Solo in questo modo potrà un giorno aspirare alla posizione di sistema operativo per i desktop. Continuando a inseguire e a rincorrere gli altri il pericolo più grosso è proprio quello di rimanere indietro e fare il gioco dei proprio concorrenti.

La notizia, diffusa Sabato 19 Gennaio dal Washington Post, è stata però smentita in settimana da AOL. La notizia ha fatto molto clamore nel mondo Linux e se la cosa fosse andata in porto avrebbe potuto segnare un passo importante (nel bene e nel male) per il sistema operativo del pinguino.

Cosa avrebbe guadagnato AOL Time Warner

Ammettiamo per un attimo che AOL si sia effettivamente interessata alla società del North Carolina. Subito la cosa farebbe pensare, come abbiamo già detto, a un tentativo, da parte di AOL, di ostacolare Microsoft proponendo ai propri utenti Linux, invece che Windows. Se così fosse stato veramente, non credo che ci avrebbe guadagnato molto: un tentativo di "boicottaggio" in questo senso avrebbe messo gli utenti a dover scegliere tra Windows e Linux con la probabile vittoria del primo, per via del monopolio acquisito fino ad oggi. Si sarebbe di certo inasprita la disputa tra i due colossi e nell'immaginario collettivo Linux avrebbe sempre maggiormente ricoperto il ruolo di sistema operativo anti-Microsoft. Di certo Linux avrebbe aumentato i propri utenti, anche grazie ad accordi con i grandi produttori di hardware.

Linux è pronto per il mercato desktop?

No, credo di no. Almeno non è pronto a essere usato su tutti i PC: Linux è più complesso di Windows e questa sua complessità non lo rende "addomesticabile" da parte di tutti, soprattutto se si tratta di non addetti ai lavori, o di chi si avvicina per le prime volte al PC. Non è un suo demerito: è tutta l'informatica a essere complessa, e ogni tentativo di ridurre questa complessità porta a una possibile semplificazione, ma anche a nascondere alcune funzionalità che un computer ha. Chi distribuiva GNU/Linux fino a qualche anno fa non si preoccupava di chi fosse di fronte allo schermo, se bambino o amministratore di sistema, casalinga o programmatore, l'importante era fornire strumenti efficienti e completi, anche se complessi da usare, per permettere di svolgere il proprio lavoro.

Poi sono arrivate le distribuzioni che miravano (e mirano tuttora) a portare Linux anche sui desktop, precedute nel tempo dagli ambienti grafici KDE e GNOME. Chi è entrato però in competizione diretta con Microsoft spesso ha fallito: è il caso ad esempio di Corel Linux, che non riuscì a diffondersi per vari motivi. Con questo non voglio dire che provare a portare Linux sui desktop è un'azione destinata a fallire: quello che voglio dire è che ora come ora non è ancora pronto a sostituire Windows in tutti i casi. La settimana scorsa ad esempio vi abbiamo proposto Redmond Linux come sistema operativo orientato al mercato desktop. Quello che è stato fatto con questa distribuzione è senz'altro un buon lavoro, ed è possibile utilizzarlo da tutti sui PC domestici in molti casi (discorso analogo va fatto per Mandrake e le altre distribuzioni orientate al desktop), ma quello che ancora manca a Linux per poter sostituire Windows in ogni suo uso sono le applicazioni, non le distribuzioni.

Un'altra domanda che ci si dovrebbe porre è: perchè AOL avrebbe dovuto pensare a Red Hat? Red Hat è la società più grossa (e quindi anche più costosa) nell'ambito delle distribuzioni Linux. E' anche la più consolidata, ma non è il mercato desktop il suo target. Se è a questo che AOL mirava poteva rivolgersi ad altre distribuzioni, come Mandrake ad esempio.

Come se non bastasse secondo queste voci, AOL avrebbe deciso di combattere una guerra proprio sullo stesso campo di Microsoft, quello dei sistemi operativi e applicazioni per PC, senza avere nessuna esperienza in merito. Date tutte queste condizioni sfavorevoli non credo che ne sarebbe uscita vittoriosa. Oltretutto, perché dover pagare acquistando una società quando si sarebbero potuti raggiungere scopi analoghi con una semplice partnership?

Nella comunità Linux la notizia di un possibile interessamento di AOL a Red Hat ha destato preoccupazione: lo stesso Alan Cox, che lavora proprio per Red Hat ed è il maggiore sviluppatore del kernel Linux dopo lo stesso Linus Torvalds, ha risposto a queste voci con la seguente email, apparsa nella mailing list del kernel linux:

«Well I've no idea on the rumours (and if I did I wouldnt tell you!) but Im insulted that anyone believes I would continue working for RH if aol/time warner owned them».

Rumori che in seguito sono stati smentiti ufficialmente da AOL. I vantaggi che avrebbe avuto Linux da questa operazione non sono tali da giustificarla: l'unica cosa a cui mi viene da pensare è una maggiore visibilità, cosa che è destinata ad aumentare ugualmente (e sta aumentando) nel corso del tempo, bisogna solo essere pazienti ed aspettare che le cose vengano fatte alla maniera di Linux, senza bruciare le tappe e senza subire l'influenza (o forse il dirottamento?) dei grandi colossi dell'economia. Senza dimenticare tutto quello che ha portato Red Hat: è innegabile che Linux ha acquisito sempre più maggior credito e seguito da quando sono state le società a credere in lui e a inverstirci. E la società dal cappello rosso è stata la prima. Un'eventuale fallimento di un'improbabile "AOL Time Warner Red Hat" credo che avrebbe effetti disastrosi per l'intera comunità Linux.

Guardo invece con fiducia a una partnership tra le due società, cosa che rafforzerebbe entrambi, e porterebbe vantaggi a tutti gli utenti del pinguino.

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