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A chi serve Debian?

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Debian. Il simbolo della stabilità e flessibilità di GNU/Linux per molti, l'esempio per altri di quanto nel mercato desktop questo sistema operativo sia difficile da usare e "arretrato" (a torto secondo il parere di chi scrive). Anche per questo, nonostante dietro non vi sia nessuna struttura commerciale, Debian viene da sempre considerata come una delle distribuzioni più apprezzate e utilizzate in ambito server (probabilmente si contende il primo posto con Red Hat) e il numero di utenti "desktop" non diminuisce. Perchè? Probabilmente perché Debian riesce a convincere. È raro che perda degli utenti, e che dopo qualche settimana di utilizzo si senta deluso chi riesce a superare le prime difficoltà ed è in grado di apprezzare i vantaggi di questa distribuzione.

Debian ha continuato a percorrere sempre la propria strada, disinteressandosi delle tendenze delle altre distribuzioni, molte delle quali han sempre più mirato a una maggiore facilità di utilizzo e intuitività. Linux deve restare Linux, non deve cercare di assomigliare a un altro sistema operativo con la speranza di acquisire un maggiore bacino di utenza, rischiando al tempo stesso di diventare una brutta copia di qualcos'altro, e sicuramente ponendosi nell'atteggiamento di chi si ritrova sempre a dover rincorrere. E l'ultima release di questa distribuzione, la 3.0, chiamata dagli "affezionati" Woody (il nome deriva da un personaggio del film Toy Story), conferma quest'ottica. A chi usa questa distribuzione viene richiesta un'ottima conoscenza del proprio hardware (marca, modello, e tipo delle periferiche utilizzate), in quanto mancano delle utility vere e proprie per la configurazione del proprio hardware (anche se sono disponibili dei tool per la messa a punto del sistema installabili successivamente).

Chi vuole installare i propri dispositivi hardware spesso non può fare a meno di leggere HOWTO e documentazione relativa, per quanto questa sia una cosa caldamente consigliata in ogni caso. La sua installazione, è sempre stata uno dei motivi che mettevano paura a chi voleva provarla. Fino ad ora questa descrizione può dare l'impressione che Debian sia una distribuzione che non riesce a stare al passo con le altre. Cosa rende invece Debian diversa dalle altre, e cosa ha che le altre distribuzioni non hanno? Per quanto detto prima Debian costringe l'utente a conoscere molti più dettagli del proprio sistema. Questa può essere vista come una cosa positiva (per quanto invece molti la ritengano una cosa inutile) che aiuta enormemente appena si incontrano i primi problemi. L'installazione non è di certo del tipo "clicca tre volte su avanti che al resto ci penso io..." e dselect (anche se ora è presente aptitude, un'utility semplificata) è un incubo per molti nuovi utenti.

Per quanto se ne dica però l'uso di dselect o di un qualsiasi altro tool per la scelta dei pacchetti non è assolutamente necessario. Personalmente APT riesce a soddisfare pienamente le mie esigenze, dandomi allo stesso tempo un sistema snello ed essenziale, con solo ciò di cui ho bisogno. Questo da un lato richiede che l'utente sappia già cosa vuole installare o quantomeno sappia già usare APT. In fin dei conti però l'uso di APT è estremamente semplice e vi sono anche dei frontend per X (gnome-apt ad esempio). La ricerca di un programma spesso si riduce a un apt-cache search nomeprogramma, a un successivo apt-cache show nomepacchetto per analizzare se il pacchetto fa realmente al caso nostro, e infine all'installazione vera e propria con apt-get install nomepacchetto (purtroppo nella quasi totalità dei casi presente senza particolari ottimizzazioni per il proprio processore).

A tutto questo si aggiunge l'ottimo sito Debian (http://packages.debian.org), grande risorsa per chi vuole conoscere in quale pacchetto risieda un determinato file. Solo ciò che si vuole realmente verrà installato e in più l'utente non si dovrà preoccupare di risolvere manualmente le dipendenze o di cercare su internet dei pacchetti precompilati. APT è probabilmente uno dei tools più riusciti per le distribuzioni Linux. Infatti han pensato bene di fare anche un port per RPM (Conectiva è già a buon punto). Per questo, Debian non è proprio consigliabilissima ai nuovi utenti, che fino ad ora han visto magari solo tante finestre e icone colorate da cliccare.

Ma è probabilmente la distribuzione più adatta per i server, grazie alla sua stabilità (i tempi di sviluppo e test delle distribuzioni è lunghissimo, quasi interminabile), attenzione alla sicurezza (storicamente Debian è una delle distribuzione con meno problemi in questo senso) e la sua struttura di mirror combinata ad APT danno in mano agli amministratori uno strumento preziosissimo per l'aggiornamento dei pacchetti. Una distribuzione senza fronzoli, per chi vuole imparare, ma che è in grado anche di dare tante soddisfazioni. L'aggiornamento dei pacchetti o l'upgrade a una nuova release è praticamente una formalità grazie ad APT e, cosa molto importante, non richiede reboot o downtime di qualsiasi tipo. Inoltre, i pacchetti vengono configurati appena installati grazie a debconf, e questo dà la certezza che non ci si dimentichi (o non si riesca) a configurare qualcosa. I quesiti che vengono rivolti sono sempre chiarissimi e accompagnati da una spiegazione esaustiva di quello che si sta facendo.

Ovviamente nessuno vieta di utilizzare Debian anche in ambiente desktop o workstation. È richiesta però una certa pratica e qualche compromesso: per la propria politica di sviluppo gli ultimi pacchetti aggiornati, soprattutto gli ambienti grafici e quanto ha a che fare con l'utenza desktop, non vengono inclusi nella versione stabile. Sia GNOME 2 che KDE 3.0 che XFree86 4.2 infatti fanno parte degli illustri esclusi da Debian 3.0. Il mio consiglio per chi vuole Debian come desktop è quello di utilizzare la versione testing o la unstable, che a discapito del nome, non ha molto da invidiare a molte distribuzioni commerciali rilasciate come "stabili". Unico svantaggio in questo caso sono i MB di pacchetti di aggiornamenti da scaricare quotidianamente (che ci fanno intuire l'enorme lavoro dei manteiner che c'è dietro, attenti e pronti a rilasciare pacchetti patchati e corretti). Per chi ha bisogno invece solo di alcune applicazioni aggiornate (ad esempio KDE 3.0, o GNOME 2.0 o XFree86 4.2) può sempre ricorrere ai numerosi mirror non ufficiali da inserire nella apposita lista di APT, per integrare facilmente queste applicazioni nella release "stable".

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