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Capire il web design

Le riflessioni di Jeffrey Zeldman sull'arte di creare siti per il web
Le riflessioni di Jeffrey Zeldman sull'arte di creare siti per il web
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Questa è la traduzione dell'articolo Understanding Web Design di Jeffrey Zeldman, pubblicato originariamente su A List Apart il 20 novembre 2007. La traduzione viene qui presentata con il consenso dell'editore (A List Apart Magazine) e dell'autore.

Riusciamo a ottenere un buon design quando capiamo come funziona il nostro medium di riferimento. Eppure, ancora oggi, molte persone non comprendono la natura del web design. Fra queste persone si possono annoverare alcuni importanti leader del settore business e di quello culturale, compresi alcuni (pochi) che sanno davvero cos'è il design, tranne però quando esso si applica al web.

Alcuni tra quelli che non capiscono il web design creano tuttavia per lavoro siti web o sono supervisori del lavoro di web designer e sviluppatori. Altri ancora tra quanti non capiscono il web design si assumono il compito, professionalmente, di valutarlo in rappresentanza di tutti noi altri. Quelli che ne capiscono di meno sono quelli che fanno più rumore. Sono quelli che sbattono porte e gettano via denaro, ma sempre con le persone e le cose sbagliate.

Se vogliamo siti migliori, un lavoro migliore, clienti meglio informati, la necessità di un'opera educativa deve iniziare da noi stessi.

Preferire il mercato immobiliare all'architettura

È difficile capire la natura del web design se non si capisce quella del web. Ed è difficile capire il web quando quelli che sono pagati per spiegarlo, o non lo capiscono, o sono obbligati per ragioni commerciali a tacere alcune delle cose che sanno enfatizzando tutto ciò che sa di Circo Barnum a discapito dell'intelligenza.

Anche i media, troppo spesso, sbagliano e non capiscono.Troppo giornalismo su internet va dietro al denaro. Troppo poco vengono seguite l'arte e le idee. Guidati da editori messi sotto pressione per il timore di perdere pubblicità, anche i giornalisti che capiscono come funziona il web spendono buona parte del loro tempo scrivendo di affari e citando in continuazione i protagonisti di questi affari. Molti fanno ciò anche quando quello che citano e riportano è evidentemente ridicolo, come nella legge di Zuckerberg.

Non è che i giornalisti non debbano occuparsi di business. Ma concentrarsi solo sugli aspetti relativi al business escludendo tutto il resto è come scrivere sul mercato immobiliare ignorando l'architettura.

E alla fine uno si stanca di questa sorta di unidimensionalismo dei media. Nel 1994 il web era una cosa strana e selvaggia, così ci hanno detto. Nel 1999 era un kingmaker. Nel 2001 un fallimento. Nel 2002 i giornalisti hanno scoperto i blog. Nel 2004 ispirati blogger ospiti della CNN spiegavano come il citizen journalism avrebbe reinventato il modo di fare le news e persino la democrazia, determinando addirittura chi avrebbe vinto le elezioni presidenziali. Ho dimenticato come è andata.

Quando queste assurde predizioni falliscono, nessuno si dimette da una redazione giornalistica. Si traccia solo un'altra linea sull'acqua, come fanno i marketer quando sostituiscono uno slogan che non ha funzionato.

Il ciclo sostenibile dell'attenzione per se stessi

I media non sono gli unici che non capiscono e sbagliano. Le associazioni professionali non capiscono e sbagliano ogni giorno, celebrando il loro fallimento con un festival annuale. Ogni anno riviste di pubblicità, di design e associazioni professionali organizzano concorsi per il "new media design" i cui giudici sono i vincitori della competizione dell'anno precedente. Il fatto che chiamino tutto ciò "new media design" non dice niente a loro, tutto a me e a voi.

Sebbene ci siano eccezioni, la maggior parte dei creatori dei lavori vincitori vedono il web come veicolo per campagne pubblicitarie e di marketing in cui gli utenti frusicono passivamente di contenuti Flash e video. Per l'utente attivo ci sono i giochi, ma quello che io e voi pensiamo come uso attivo del web è limitato a cliccare sul pulsante "Digg this page" su una pagina.

I siti vincitori appaiono favolosi. Quando i vincitori diventano giudici giudicano i lavori come se fossero i loro. Così continuano ad essere creati siti che sembrano la TV e una generazione di clienti e art directors pensa che quella roba sia la crema del web.

Anche i critici sbagliano

Persone che sono brillanti nel capire il design per la stampa possono esserlo di meno riguardo al web. Le facoltà critiche, affinate alla perfezione nelle Guerre del Kerning, si infrangono contro le barricate della nostra professione.

Il lamento meno sofisticato nei nostri confronti è che siamo legati ad orribili font. Si chiedono ad alta voce come sia possibile che ci piaccia lavorare per un medium che non ci offre un controllo assoluto su ogni atomo dell'esperienza visuale. Quello che invece si chiedono in segreto è se noi siamo davvero dei designer (sospettano che non lo siamo). Ma questi sono i giovani, gli studenti di design e futuri critici. Le loro opinioni sono espresse principamente per i loro professori, ed uno prega che ne abbiano di buoni.

Critici più sofisticati capiscono che il web non è la carta e che le limitazioni sono parte di tutte le discipline legate al design. Eppure c'è sempre chi rimane vittima di questi errori di comparazione (l'ho fatto pure io, anche se molto tempo fa). Dove sono i capolavori del web design, si chiedono. Che Google Maps potrebbe un giorno rappresentare la nostra epoca come la Gioconda lo fece per quella di Leonardo è una risposta soddisfacente per molti di noi. Ma non potrebbe soddisfare i critici in cerca di un parallelo diretto con, per dirne solo una, l'immagine iconica di Bob Dylan che appare nel poster di Milton Glaser.

Tipografia, architettura e web design

Il problema è che il web design, sebbene usi elementi del graphic design e dell'illustrazione, non si sovrappone completamente ad essi. Se uno deve paragonare il web ad altri media, la scelta più logica ricadrebbe sulla tipografia. Fate attenzione ora e vi dirò quale design di un sito è uguale al font Helvetica.

L'architettura (quella che usa acciaio, vetro e pietra) è anche un paragone che calza, almeno più del design di un poster. L'architetto crea progetti e griglie che facilitano il comportamento dinamico delle persone. Dopo aver progettato, l'architetto lascia ad altri il controllo. Nel tempo la gente che usa una costruzione aggiunge sempre qualcosa al significato del progetto dell'architetto.

Certo, tutti i paragoni di questo tipo sono pericolosi. Qual è il "London calling" della televisione? Chi è la Jane Austen del design di automobili? Madame Butterfly non è meno bella per il fatto di non presentare scene di inseguimento con le macchine, il burro di arachidi non è meno buono per il fatto che non può ballare.

Allora cos'è il web design?

Il web design non è il design di un libro, nemmeno di poster, non è illustrazione, e le più alte realizzazioni di queste discipline non sono lo scopo a cui il web design tende. Sebbene i siti web possano veicolare sistemi per i giochi o i video e sebbene questi sistemi possano risultare belli da guardare, questi siti sono rappresentativi del design di giochi e della capacità di raccontare con il video, non del web design. Allora cos'è il web design?

Il web design è la creazione di ambienti digitali che facilitano e incoraggiano attività umane, che riflettono o si adattano a voci individuali e ad un contenuto, che cambiano nel tempo mantenendo sempre la loro identità.

Ripetiamo, con enfasi:

Il web design è la creazione di ambienti digitali che facilitano e incoraggiano attività umane, che riflettono o si adattano a voci individuali e ad un contenuto, che cambiano nel tempo mantenendo sempre la loro identità.

Cammina nella bellezza

Il grande web design è come i grandi font: alcuni, come Rosewood, impongono una personalità a tutti i contenuti su cui vengono applicati. Altri, come Helvetica, tendono a sfumare sullo sfondo (o almeno ci provano), supportando magicamente tutti i toni presenti nel contenuto.

Quale web design si può paragonare a questo font? Per esempio il layout per la piattaforma Blogger chiamato "Minima" e creato da Douglas Bowman. Usato letteralmente da milioni di persone, sembra essere stato progettato per ciascuna di esse individualmente. Questo è grande design.

Il grande web design è come i grandi edifici. Tutti le costruzioni adibite a uffici, seppure diverse l'una dall'altra, hanno ingressi e bagni e scale. Anche i siti web hanno tutti elementi in comune.

Sebbene un grande design per un sito sia del tutto individuale e distintivo, è anche in grado di svolgere funzioni simili a quelle di altri siti. Lo stesso si può dire per i layout veramente validi di riviste e quotidiani, che sono diversi dai layout banali di altre riviste o quotidiani per centinaia di dettagli. Pochi celebrano gli straordinari layout di certi giornali, eppure in milioni li apprezzano inconsciamente. E nessuno si lamenta se non sono come i poster.

Il designer inesperto o che non riflette molto si lamenta che troppi siti web usano le griglie, troppi siti usano le colonne, troppi siti sono pieni di box squadrati. Gli sforzi per evitare sul web il proliferare di box squadrati risalgono almeno al 1995. Talvolta hanno anche avuto successo, ma molto spesso hanno prodotto risultati esteticamente sgradevoli e design completamente inusabili.

Il web designer esperto, come il talentuoso art director di un quotidiano, accetta che molti progetti su cui lavora avranno header, colonne, footer. Il suo lavoro non consiste nel lagnarsi del fatto che tutte queste cose siano in comune con centinaia di altri lavori ma nell'utilizzarle per creare pagine che si distinguano, che siano naturali, appropriate al brand, facili da ricordare, accattivanti senza stordire.

Chi ottiene questo e cura bene i dettagli, avrà fatto un lavoro che definiremo bello. Se non tutti apprezzano questa bellezza, se non tutti capiscono il web design, allora non piangiamo per il web design, ma per quelli che non sanno vederlo.

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