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Il futuro incerto del Chips Act dell'UE: arrivano critiche molto aspre sul progetto

La Corte dei Conti Europea mette in dubbio il successo del Chips Act UE, evidenziando obiettivi ambiziosi e difficoltà nel settore semiconduttori.
Il futuro incerto del Chips Act dell'UE: arrivano critiche molto aspre sul progetto
La Corte dei Conti Europea mette in dubbio il successo del Chips Act UE, evidenziando obiettivi ambiziosi e difficoltà nel settore semiconduttori.
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Il Chips Act europeo, descritto come un piano ambizioso ma irrealistico, è stato duramente criticato da Annemie Turtelboom della ECA (Corte dei Conti Europea). La strategia dell’Unione Europea sui semiconduttori è stata giudicata incapace di raggiungere l’obiettivo del 20% del mercato globale chip entro il 2030, con risorse finanziarie e infrastrutturali insufficienti per sostenere tale ambizione.

Secondo la valutazione preliminare della Corte, l’Europa riuscirà a malapena a incrementare la propria quota di mercato globale dal 10% del 2020 all’11,7% entro il 2030. Questo risultato deludente sottolinea il divario tra gli obiettivi dichiarati e le possibilità concrete.

Un piano sottodimensionato

Per raggiungere l’obiettivo del 20%, sarebbe necessario quadruplicare la capacità produttiva attuale, un’impresa che richiederebbe investimenti colossali. Tuttavia, gli 86 miliardi di euro stanziati dall’UE sono una cifra irrisoria rispetto ai 425 miliardi di euro investiti a livello globale, di cui il 60% proviene da giganti del settore come TSMC, Intel e Samsung.

La Corte dei Conti Europea ha identificato quattro principali criticità che compromettono l’efficacia del Chips Act:

  • mancanza di trasparenza nella distribuzione dei fondi tra gli Stati membri.
  • Eccessiva concentrazione degli investimenti su pochi attori, spesso non europei.
  • Vulnerabilità strutturali, come la carenza di materie prime e i costi energetici elevati.
  • Assenza di analisi sulle politiche precedenti, molte delle quali si sono rivelate fallimentari.

Una strategia da ripensare

Nel contesto di una competizione globale sempre più feroce, dominata da attori come Stati Uniti, Taiwan, Corea del Sud, Giappone e Cina, l’approccio europeo appare velleitario. Secondo Turtelboom, l’Unione Europea dovrebbe concentrare i propri sforzi su aree specifiche di competenza, costruendo un ecosistema attorno a player strategici europei come ASML, Besi e imec.

Un altro problema cruciale è la mancanza di una definizione chiara di cosa si intenda per “chip europeo”. I componenti tecnologici prodotti in Europa sono spesso integrati in prodotti assemblati altrove, rendendo il Chips Act più simbolico che sostanziale nel tentativo di affermare una sovranità tecnologica europea in un settore dominato da dinamiche globali.

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