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Adobe risponde alle critiche sulla Creative Cloud

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Adobe ha annunciato pochi giorni fa la sua rivoluzione per il parco di software dedicati alla creatività : la Creative Suite cessa di esistere e si trasforma in Creative Cloud. Nulla di esageratamente differente, in realtà : i programmi della suite continueranno a esistere come normali applicazioni desktop, a cambiare è solo il modello di pagamento. Adobe ha infatti deciso di eliminare la vendita in un'unica soluzione preferendo invece un modello a sottoscrizione mensile. Un fatto non gradito da tutti gli utenti, i quali hanno addirittura avviato una petizione contro la softwarehouse. A rispondere alle critiche ci pensa Scott Morris, Adobe Software Marketing Executive, in una lunghissima intervista per VentureBeat.

Ai fini di questo articolo, si riporteranno solamente le parti salienti dell'intervento dell'esperto Adobe, un'intervista davvero a tutto campo e impossibile da riassumere in pochi paragrafi. Secondo Scott, i dubbi e le critiche emerse negli ultimi giorni scompariranno con il tempo. Lo stesso è infatti successo nel 2003 quando Adobe ha introdotto la Creative Suite ed è normale che gli utenti si sentano oggi spaesati.

Sappiamo che molti clienti sono pronti alla Creative Cloud, perché si sono già  lì trasferiti in gran numero. Ma sappiamo certamente come non tutti siano pronti. Era 10 anni fa, nel 2003, quando Adobe ha introdotto l'idea della Creative Suite. Ci sono state reazioni simili al tempo, quando molti clienti si sono mostrati delusi, arrabbiati o frustrati e non hanno compreso quello che Adobe stava facendo. Hanno pensato fosse solo un modo per strappar loro più denaro. Poi hanno visto nel tempo quanto alto fosse il valore di quel che stavano ottenendo dalla Creative Suite. Avrebbero speso meno rispetto all'acquisto di prodotti individuali.

Il valore della Creative Cloud si vedrà  con il tempo, Scott ne è certo, e fra qualche mese nessuno si lamenterà  più della scomparsa della Creative Suite. Perché il nuovo modello, oltre a far risparmiare nel lungo periodo, porta con sé l'integrazione a una serie di tool innovativi - di cui la shake reduction di Photoshop ne è il capostipite - a cui davvero gli utenti non sapranno rinunciare. E in merito alla cattiva pubblicità  che le proteste in Rete o la petizione possono portare al brand, anche in questo caso il rappresentante di Adobe non appare eccessivamente preoccupato.

Non credo che le critiche abbiano oscurato la bontà  di quanto abbiamo presentato. Credo che, a un certo livello, l'abbiano fatto. Sono sicuro ora vi siano degli utenti così focalizzati sul cambiamento da non accorgersi dell'ottimo e duro lavoro fatto, di cosa sia in realtà  l'offerta. Ma passerà  con il tempo. Alcuni utenti rimarranno sulla CS6 per un po', alcuni si trasferiranno immediatamente sulla Cloud, alcuni attenderanno di vedere cosa accadrà  per avere una visione più completa. Speriamo poi tutti si trasferiscano, perché siamo convinti sia davvero una release fantastica. Ma sappiamo come ognuno debba seguire il proprio percorso.

In definitiva, per Adobe è normale che il cambiamento spaventi e ritiene lecite le proteste, anche se destinate a scomparire nel tempo. E rimarca: il nuovo modello a sottoscrizione è molto più vantaggioso rispetto all'acquisto "one-time", soprattutto sul lungo periodo. Per il resto dell'intervista, con cui Scott spiega i miglioramenti di alcune applicazioni, l'ispirazione alla digital delivery di Steam e molto altro ancora, si rimanda al testo completo pubblicato su VentureBeat, con fonte in calce.

Fonte: VentureBeat

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