L'ente australiano per la sicurezza online, eSafety, ha inflitto una multa di 1 milione di dollari australiani (circa 635.000 dollari USA) a Telegram a causa di un ritardo eccessivo nel rispondere alle richieste riguardanti le misure adottate dalla piattaforma contro il materiale pedopornografico e attività terroristiche. La vicenda risale a marzo 2024, quando l'autorità ha inviato comunicazioni a diverse aziende tecnologiche di rilievo, tra cui Google, Meta, X, WhatsApp, Telegram e Reddit.
La data di scadenza per le risposte era fissata a maggio, ma Telegram ha inviato la propria risposta solo ad ottobre, con un ritardo di ben 160 giorni, impedendo all'autorità di agire tempestivamente. Questo ritardo ha bloccato le misure di sicurezza per quasi sei mesi, secondo quanto dichiarato da Julie Inman Grant, commissaria di eSafety, la quale ha sottolineato come questa mancanza di tempestività abbia rallentato l'azione di protezione per i cittadini.
L’autorità ha avvertito che, se Telegram non adempirà agli obblighi stabiliti, prenderà in considerazione azioni legali per ottenere una sanzione civile in tribunale. Grant ha ribadito che per garantire una maggiore responsabilità delle grandi aziende tecnologiche, è fondamentale che queste diventino più trasparenti riguardo alle loro misure di sicurezza. La commissaria ha dichiarato che le nuove leggi forniscono uno sguardo più approfondito su come queste piattaforme affrontano o ignorano danni seri e dannosi che colpiscono i cittadini, in particolare i più vulnerabili.
Telegram ancora sotto i riflettori
eSafety aveva già sollevato preoccupazioni sull’uso di funzionalità come lo streaming live e i sistemi di raccomandazione da parte degli estremisti per diffondere contenuti pericolosi. L’autorità aveva anche avvertito riguardo all’uso dell’IA generativa da parte di attori malintenzionati per creare e diffondere materiale dannoso.
Nel frattempo, Telegram è finita sotto i riflettori anche per altre questioni. Il CEO, Pavel Durov, è stato arrestato in Francia per accuse legate ad abusi su minori e traffico di sostanze, suscitando critiche sulla sua mancata collaborazione con le forze dell’ordine. Durov ha risposto criticando le accuse rivolte a lui personalmente, ma si è impegnato a migliorare la moderazione sulla piattaforma, che ha ormai raggiunto 10 milioni di utenti paganti.
In questo contesto, la multa a Telegram si inserisce in un quadro più ampio di azioni intraprese dall’Australia per garantire la sicurezza dei minori. L’anno scorso, infatti, il paese ha imposto il divieto di utilizzo dei social media per i minori di 16 anni, scatenando però l’opposizione delle principali aziende tecnologiche.