Un nuovo caso di deepfake ha colpito la politica statunitense, a pochi passi dalle elezioni. Il senatore democratico Ben Cardin, presidente della Commissione per le relazioni estere del Senato, è stato vittima di un inganno sofisticato.
Secondo quanto riportato dal New York Times, un malintenzionato si è spacciato per l'ex ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba, utilizzando un deepfake. Durante una videochiamata su Zoom, il finto Kuleba ha posto a Cardin domande delicate, come la sua opinione sull’imminente ciclo elettorale americano e la possibilità di lanciare missili a lungo raggio contro la Russia. Il senatore Cardin, che in passato aveva incontrato personalmente il vero Kuleba, aveva ricevuto una e-mail che sembrava provenire proprio dall’ex ministro, invitandolo a un colloquio in video.
Tuttavia, durante la conversazione, alcune affermazioni sospette hanno destato i dubbi del politico statunitense, il quale ha deciso di interrompere prontamente la chiamata. Cardin ha poi avvisato il Dipartimento di Stato, che ha allertato l'FBI. Al momento, il caso è oggetto di un'indagine federale, ma l'FBI non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto.
I deepfake sono un pericolo concreto per le figure pubbliche
L'episodio evidenzia ancora una volta come i deepfake, ossia video manipolati attraverso l'intelligenza artificiale, siano diventati un mezzo sempre più utilizzato per diffondere disinformazione e ingannare figure pubbliche. Politici e leader di spicco sono ormai bersagli di queste tecniche avanzate, che mettono a rischio la sicurezza delle informazioni e la stabilità delle relazioni internazionali.
In questo caso, l'accento posto sulla questione dei missili ucraini contro la Russia potrebbe suggerire un coinvolgimento di forze legate a Mosca, che già in passato sono state accusate di orchestrare campagne di disinformazione e attacchi cibernetici.
Il crescente utilizzo dei deepfake rappresenta una minaccia concreta in un contesto globale dove la manipolazione delle notizie e delle immagini può avere conseguenze gravissime, soprattutto in un periodo elettorale così delicato per gli Stati Uniti.