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NoSQL: hype e buonsenso

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Dopo decenni di dominio pressoché incontrastato dei database relazionali, il movimento NoSQL ha raggiunto un'esposizione ed una notorietà  piuttosto forte, specie se se paragonata ad un passato in cui, dopo tutto, modelli alternatividi basi di dati esistevano già  e anche con ragionevole profitto (GemStone è il primo nome che mi viene in mente, e proprio mentre scrivo questo post scopro che è appena stato fagocitato da SpringSource, o meglio VMWare).

Oggi sicuramente la scelta è più variegata: document-based, graph-based, key-value, object-oriented, in modo tale da avere una soluzione più vicina possibile alle esigenze di progetto.

Eppure... leggendo in giro per la rete, ci si trova di fronte, inevitabilmente, a situazioni in cui sembra che l'hype prenda il sopravvento e la fine degli RDBMS sembri inesorabile: se, come nel primo post citato, si ha bisogno di un database transazionale, è chiaro che il MongoDB di turno non possa essere la scelta migliore.

Chiariamo: ben venga NoSQL, personalmente sono un fiero oppositore dell'RDBMS-sempre-e-comunque (e di gente appartenente a questa scuola di pensiero ce n'è, eccome!) ma non dimentichiamo mai la cara vecchia regola: il vestito (o il db) per tutte le stagioni non c'è!

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