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Criptovalute: le ragioni del crollo

Quali sono le cause del recente crollo di prezzo delle principali criptovalute sul mercato? Come stanno reagendo le aziende?
Criptovalute: le ragioni del crollo
Quali sono le cause del recente crollo di prezzo delle principali criptovalute sul mercato? Come stanno reagendo le aziende?
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È un periodo abbastanza incerto per il mercato delle criptovalute. Sono mesi infatti che il valore di Bitcoin e delle altre cryptocurrency è in costante calo, con alcuni rimbalzi. Per coloro che non seguono da vicino le vicende di questo settore quanto accade può essere interpretato come un crollo definitivo o comunque come la fine di una bolla o dell'interesse vero tali asset, ma in realtà le cose non stanno esattamente così e questa instabilità rientra nella natura del comparto.

Tale mercato viene infatti influenzato oltre che da domanda e offerta, come il normale mercato delle valute standard, da moltissimi altri fattori derivati sia dalle entità statali, sia da attori privati che per varie ragioni possono creare "instabilità" all'interno delle reti di Blockchain. In questi mesi diversi governi hanno annunciato l'introduzione di una vasta regolamentazione del settore, ad esempio in Francia tutte le offerte di derivati su criptovalute devono essere autorizzate preventivamente dalle autorità competenti.

In Germania e Svizzera sono state pubblicate delle linee guida in modo da chiarire quale siano le leggi che regalano la gestione degli asset aziendali in forma di criptovalute. La BCE ha più volte affermato che non è compito suo normare tale mercato, dunque i paesi dell'area Euro si stanno regolando in modo autonomo e in ordine sparso. in Italia non vi è ancora una chiara regolamentazione, le criptovalute operano quindi in un'area legislativa incerta e l'unica menzione a riguardo la si può trovare nella legge per il contrasto del riciclaggio.

Alcuni paesi asiatici hanno annunciato invece leggi molto restrittive a causa di diversi scandali finanziari, in modo simile a quanto avvenuto negli USA. Caso quasi unico è il Giappone dove le criptovalute sono considerate una forma legale di pagamento.

Oltre ai timori di una legislazione più severa si deve aggiungere anche il fattore fork. Nel 2017 nacque Bitcoin Cash da una scissione di Bitcoin, una criptovaluta concepita per incrementare la portata delle transazioni e, indirettamente, per accrescere il bacino di utenti potenzialmente interessati alla moneta digitale. Bitcoin Cash si affermò in poco tempo come una delle principali criptovalute sul mercato, tuttavia a partire da novembre all'interno della sua rete Blockchain iniziò una hash war animata dai due principali promotori del progetto.

Questa instabilità ha portato ad un crollo di investimenti e di fiducia all'interno di Bitcoin Cash e di riflesso nell'intero settore delle criptovalute. La flessione del mercato sta ovviamente pesando sulla comunità di sviluppo che gravita intorno al settore delle criptovalute e delle tecnologie di Blockchain. ETCDEV, la startup che ha guidato lo sviluppo di Ethereum Classic che è tra le prime 20 criptovalute con una capitalizzazione di circa 400 milioni di dollari, ha annunciato questa settimana la chiusura delle operazioni a causa di una crisi finanziaria. ConsenSys di Joseph Lubin, una delle più grandi start-up di software basate sulla crittografia con sede a New York, ha dichiarato giovedì che la sua forza lavoro sarà ridotta del 13% a causa di difficoltà finanziarie.

Molte aziende stanno soffrendo perché hanno mantenuto una parte dei loro fondi in "beni digitali" quali i token distribuiti attraverso le offerte iniziali di moneta (ICO). Poiché in alcuni casi i prezzi sono crollati di oltre il 90% tali portafogli digitali sono stati ridotti, dunque molti sviluppatori non sono riusciti a raccogliere ulteriori finanziamenti per portare avanti il proprio progetto.

Secondo CoinDesk, portale dedicato alle Blockchain news, centinaia di società hanno raccolto circa 22,5 miliardi di dollari mediante l'emissione di token al pubblico o ai cosiddetti investitori accreditati tramite ICO. Sirin Labs, ad esempio, ha raccolto nel 2017 circa 158 milioni di dollari per creare uno smartphone che consentisse agli utenti di scambiare e utilizzare facilmente le criptovalute. L'azienda, che doveva distribuire il suo primo lotto agli investitori a dicembre, sta ora considerando di abbandonare completamente l'hardware e di concentrarsi solo sul software in modo da razionalizzare i costi.

Via Bloomberg

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