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Storie di Game developers: Mangatar

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Parliamo con Andrea Postiglione, CEO and co-fondatore di Mangatar, startup dei videogiochi specializzata in giochi social e mobile. Nel 2012, il lancio del suo primo gioco “Mangatar Saga”, ha raccolto 60mila utenti a livello globale e attualmente impegnata in progetti su Windows Phone come "Dengen Chronicles", anche grazie alla partecipazione all'App Campus di Microsoft.


Chi è Mangatar?

Nasciamo con i giochi basati sul web, con i casual game. Ci tengo a precisare che sono il CEO in Mangatar e che della parte tecnica si occupano i miei colleghi sviluppatori.

Come si è sviluppato il vostro progetto?

Abbiamo iniziato a collaborare con Microsoft ancora prima di App Campus, con il loro programma dedicato alle startup, cominciando a basare la nostra architettura sulla loro piattaforma Windows Azure e realizzando così un ibrido tra tecnologia Microsoft e molte cose sviluppate da noi. Alla base del nostro progetto fondamentalmente sta un framework di tecnologie messo a punto da Mangatar.

Quanto vi è servita l’esperienza di App Campus?

È servita tanto, innanzi tutto come valore per la possibilità di incontrare esperti in tante aree diverse che riguardano il mondo delle startup, che non è soltanto sviluppo o costruire dinamiche di gioco, ma è tutto quello che sta e ruota attorno: marketing, esperienza utente, rapporti con gli investitori e con i media, e ovviamente approfondimenti interessanti dal punto di vista puramente tecnico.

Il vero interesse di App Campus è di lavorare sul prodotto, sulla versione per Windows Phone, quindi ci sono approfondimenti tecnici dedicati ai vari dispositivi e alle opportunità offerte dalla piattaforma Nokia Lumia. Ci si addentra nelle particolari feature da integrare per arricchire l’app e ottenere il miglior risultato possibile dal dispositivo Windows Phone 8.

L’idea di fondo è portare il gioco dal web al mobile passando per il desktop arricchendo l’esperienza utente, anche considerando che il titolo è sempre lo stesso.

Che opportunità IGDS dà agli sviluppatori e alle startup?

Sicuramente è un’opportunità di confronto, per una comunità che ha poche occasioni d’incontro, soprattutto in Italia. L’abbiamo scoperto proprio sulla nostra pelle, iniziando con la conoscenza di pochissimi nomi, quelli più famosi e importanti da prendere come riferimento. Invece il nostro Paese è disseminato di sviluppatori con idee molto interessanti, che magari non hanno fatto e non conoscono il percorso affrontato da noi: una startup che si propone, cerca investitori, ottiene anche riconoscimenti pubblici e visibilità.

Parte dell’esperienza del nascere come startup, andrebbe portata nel mondo del gaming, per le opportunità di mercato che crea e per la condivisione di nuove tecnologie. Il lavoro svolto da IGDS è importante, ma andrebbe arricchito con altri eventi.

Da sviluppatori di giochi a imprenditori, quanto è lungo e impegnativo il passo da compiere, e chi può essere d’aiuto?

Nel nostro caso, il nostro team era già completo, personalmente ero già un imprenditore ed è stato un passo naturale considerato il lavoro svolto in passato nello sviluppo, anche “noioso”, di applicazioni Web per assicurazioni e altre realtà. Abbiamo compiuto questo passo alla ricerca di soddisfazioni personali.

Mi rendo conto che molti sviluppatori possono trovare un aiuto in chiave startup attraverso una rete di mentor e advisor che si sta allargando sempre di più. Un aspetto importante è che chi ha fatto questo percorso, sa bene cosa significa condividere con la comunità del mondo gaming, quindi c’è sempre una grande disponibilità soprattutto da chi ha avuto successo: dare consigli, metterti sulla strada giusta, darti indicazioni per partire e progredire.

A un recente evento cui ho partecipato erano presenti gruppi che iniziavano questo percorso, e mi sono reso conto che tutte le informazioni che questo evento stava dando ai partecipanti, mi avrebbero aiutato tantissimo all’inizio del mio lavoro.

È un processo che si sta accelerando, basta guardarsi attorno per rendersene conto, utilizzare i social network, per cogliere tutte le opportunità e la disponibilità di chi è già avviato. Al primo colpo non è facile trovare le persone giuste e la nostra strada, ma l’importante è non chiudersi.

Quanto è difficile raccogliere fondi?

È estremamente difficile, perché in Italia i fondi d’investimento non guardano al mondo del gaming. Può servire partecipare a “programmi d’accelerazione” o incubatori di startup, ma non è una garanzia permanendo la grande difficoltà nel trovare risorse, anche perché spesso non ci si presenta con il giusto approccio imprenditoriale. Ci vuole un giusto mix tra l’aspetto più di sviluppo o artistico e quella che è invece la credibilità dal punto di vista imprenditoriale, e soprattutto bisogna sapere tenere i piedi per terra.

Quanto è importante il marketing?

In questa fase il marketing è importante in termini istituzionali per arrivare nell’orecchio dei potenziali investitori. Consideriamo che un investitore “medio” italiano riceve migliaia di proposte l’anno per quanto riguarda le startup, tra cui quelle del mondo gaming. Tra queste migliaia sceglie una decina di realtà per investire.

Questo significa che la stragrande maggioranza non viene presa in considerazione, con il naturale rischio di scartare progetti molto interessanti.

Entrare nel “radar” dell’investitore è sicuramente più utile che arrivarci attraverso una presentazione tout court. Il marketing da questo punto di vista – essere presenti sulla stampa, partecipare ad eventi – aiuta moltissimo.

Nella fase successiva, quella di validazione del tuo prodotto e del tuo modello di business, serve come attività svolta dalla startup, dall’investitore, o dal publisher per chi l’ha trovato, in quella direzione. Investire tanti soldi in pubblicità non sempre è la chiave del successo, bisogna prima validare bene l’idea. Conta di più raggiungere “influencer” e un pubblico più vasto attraverso i canali come blog e social network, per arrivare agli utenti che ti aiuteranno a capire se stai andando nella giusta direzione.

Ti senti di dare qualche consiglio a chi si sente di fare il grande passo, da passione a lavoro?

Il consiglio è implicito nelle altre cose che ho detto: non chiudersi in un bunker, di aprirsi e di non aver paura di condividere la propria idea. Moltissimi tendono a tenere per sé la propria idea, ma una buona tenuta nel cassetto vale sicuramente meno di un’idea mediocre che è sulla bocca di tutti. La vera differenza, soprattutto per chi inizia questo percorso, sta nel realizzare le idee e non soltanto nell’averle, ed è quello il fattore di spinta per ottenere finanziamenti, in altre parole la capacità di realizzare la propria idea o nel nostro caso il proprio gioco.

Mangatar

Il progetto di Mangatar ha preso forma nel 2011 grazie all’expertise nel mondo del digital entertainment dei cinque fondatori. A marzo 2012 Mangatar è divenuta una Srl e qualche mese più tardi ha lanciato il suo primo gioco “Mangatar Saga”. Nel 2012 ha partecipato a diversi concorsi per startup, vinto diversi premi (StartupInitiative di Intesa San Paolo, Wind Business Factor, Premio Nazionale per l’Innovazione 2012) e ottenuto supporto dal venture capital dPixel. A luglio 2013 ha accelerato la propria crescita con Dengen Chronicles (www.dengenchronicles.com), il gioco di carte online personalizzabile che ha partecipato ad App Campus.

Andrea Postiglione è CEO and co-fondatore di Mangatar, è nato nel ’77 ed è laureato in Communication and Media Management all’European School of Economics.

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