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Green computing: l´open source è già pronto?

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Oggi si celebrerà "M´illumino di meno", la giornata lanciata da Caterpillar per invitare a spegnere luci e dispositivi elettrici non indispensabili dalle 18. Chi però vuole risparmiare tutto l´anno, non limitandosi a una sola giornata, può trovare un valido alleato nei software open source che rappresentano un valido aiuto per il green computing.

Con il termine Green computing si indica la pratica di utilizzare risorse computazionali in modo efficiente dal punto di vista ecologico: ridurre l´uso di materiali inquinanti, minimizzare gli sprechi energetici, favorire il riciclo e l´utilizzo di materiali biodegradabili. In breve, si parla di sviluppo (eco)sostenibile per quanto riguarda il mondo dell´informatica.

Dal punto di vista dell´informatica ecologica, l´open source può avere un ruolo importante come evidenziato ultimamente da un articolo di LinuxPlanet dove vengono sottolineate alcune caratteristiche dell´open source, che nella loro apparente banalità possono portare su larga scala ad un effettivo impatto positivo sull´ecologia.

Il primo aspetto messo in luce nel report riguarda la distribuzione del software open source: scaricando il software da Internet non si ha lo spreco dell´imballaggio. Cellophane e scatole di cartone superflue non rientrano nelle usuali modalità di diffusione del software libero, e anche decidendo di acquistare un grazioso cofanetto con la propria distribuzione preferita, è sufficiente averne soltanto uno da installare su tutti i PC del proprio ufficio. Analoga considerazione per la manualistica, diffusa prevalentemente in formato elettronico.

La considerazione successiva riguarda la tendenza all´utilizzo efficiente delle risorse (computazionali) da parte di chi sviluppa software open source. Raramente, per poter installare una nuova versione di un prodotto, si ha la necessità di aggiornare il proprio hardware: meno sprechi e possibilità di riutilizzo di vecchio hardware rientrano in pieno negli obiettivi del Green computing.

Qualche perplessità sull´ultima parte del report, a metà tra il serio e il faceto, dove si ragiona sul fatto che poiché molti sviluppatori open source lavorano da casa, hanno bisogno di acquistare meno scarpe e di farsi una doccia meno spesso (ma gli sviluppatori open source non hanno mai bisogno di uscire di casa?). Interessante anche l´aspetto legato alla pirateria: con il software libero le problematiche inerenti alla diffusione di software pirata vengono meno, il che significa meno avvocati, ossia soldi ed energie da spendere in altro modo.

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