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Fedora 14 GNOME: breve recensione

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In occasione del rilascio di Fedora 14 ho voluto provare a ripetere l´esperienza di una breve recensione della distribuzione, cercando di calarmi nell´ottica di un utente con conoscenze medio-basse a proposito dell´informatica in generale, e del mondo GNU/Linux in particolare, cosa che avevo già fatto per la versione 10.10 di Ubuntu, Kubuntu e Xubuntu.

Le mie impressioni, disponibili dopo il salto, sono corredate da una galleria di immagini dell´installazione e delle applicazioni eseguite. Premetto che, per motivi di tempo e di congestione della rete, ho utilizzato il LiveCD e non i media di installazione convenzionali, per cui, se doveste individuare qualche imprecisione dovuta a questa scelta, segnalatelo pure nei commenti.

Questa recensione è stata effettuata all´interno di una macchina virtuale creata con VirtualBox 3.2.10. Il processore del sistema host è un AMD Athlon 64 X2 630 (frequenza di funzionamento 2,8 Ghz); alla macchina virtuale sono stati assegnati 512 MB di RAM, 12 MB di video RAM, un disco fisso virtuale SATA da 8 Gigabyte ad espansione dinamica e una scheda di rete virtuale Intel PRO/1000 MT Desktop, gestita da VirtualBox con NAT.

Come potete vedere l´installazione si svolge in due parti: la prima, con i consueti passi di scelta del layout della tastiera, partizionamento del disco, scelta dell´hostname e così via, si differenzia da quanto siamo abituati a vedere in distribuzioni come Ubuntu in quanto vengono forniti dettagli più espliciti su quanto si sta per fare, e vengono date possibilità ulteriori per scenari particolari, ad esempio l´installazione su una SAN. È chiaro che chi si è occupato di scegliere i passaggi da sottoporre all´utente per l´installazione del sistema ha cercato di conciliare flessibilità e immediatezza: personalmente, non mi sento di biasimare questa volontà, e se mi fossi trovato nei suoi panni avrei operato una scelta simile, però forse sarebbe stato opportuno fornire una serie di spiegazioni aggiuntive in un registro più comprensibile per l´utente medio.

La seconda parte dell´installazione ha luogo subito dopo il primo avvio, e permette di creare un utente non privilegiato per gli usi quotidiani del sistema, e di impostare l´orario, possibilità, quest´ultima, che mi sarei aspettato di trovare in una tra le prime schermate dell´installazione. Prima di effettuare questa operazione, viene proposto un piccolo riassunto dei termini di licenza secondo i quali Fedora viene resa disponibile: mi pare un´ottima idea per educare gli utenti all´utilizzo critico di ciò che hanno a disposizione, e personalmente investirei del tempo aggiungendo ulteriori dettagli.

Avrete notato che la lingua dell´installazione e del primo avvio del sistema è l´inglese, in quanto il LiveCD non include il supporto alla localizzazione per economia di spazio. Ho provveduto ad installare quanto necessario con i seguenti comandi (eseguiti con privilegi di root):

yum install system-config-language
system-config-language

A seguito dell´installazione dei file necessari ho dovuto effettuare il logout e scegliere l´Italiano dal login manager.

Per quel che riguarda l´occupazione di memoria e l´utilizzo delle risorse assegnate alla macchina virtuale, potrete vedere dal responso di htop che siamo assolutamente in linea con le richieste di qualunque desktop moderno basato su GNOME (il vostro pensiero andrà, probabilmente, ad Ubuntu 10.10), la cui incarnazione per Fedora si mantiene molto vicina all´originale upstream.

Concludendo, l´unica cosa che mi ha lasciato parzialmente scontento è la non ottimale dotazione di software out-of-the-box: Ubuntu 10.10, nello stesso spazio di un LiveCD, aveva anche, tra gli altri, OpenOffice.org. Non si tratta di un problema decisivo, ma dal momento che queste distribuzioni sono progettate per un pubblico non professionale, mi sarei aspettato una scelta differente. La scelta per l´una o per l´altra è, in definitiva, questione di personali appetiti; personalmente, avrei preferito Fedora ad Ubuntu per i miei gusti estetici e funzionali, ma non si tratta, e non deve trattarsi, di un parere più vincolante di quanto non possa esserlo uno dei vostri.

Vi lascio, adesso, alla galleria di immagini.

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