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OpenBSD: Linux ci toglie spazio vitale

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Sulla mailing list di sviluppo di OpenBSD è andato in onda un dibattito piuttosto acceso a proposito dell´effetto che i recenti sviluppi nel panorama Linux stanno avendo sulla comunità BSD nel suo complesso e sul suo futuro. Non è una novità che i due kernel procedano per lo più sulle loro strade separate, con poca collaborazione e travaso di codice e tecnologia. Ma con le ultime innovazioni nel mondo Linux la situazione si sta aggravando e sta mettendo lo sviluppo BSD ai ferri corti in una moltitudine di situazioni.

Un esempio eclatante e corrente è costituito da systemd: il nuovo sistema di init, che si accinge a diventare pressoché ubiquo nel prossimo futuro, fa un uso a basso livello di tecnologie che sono esclusive del kernel Linux, come i cgroup. Questa integrazione costituisce ovviamente una sua forza, ma contemporaneamente significa che un componente così fondamentale dello stack è anche Linux-only: impossibile portarlo a BSD senza portare le tecnologie sottostanti, che a loro volta sono profondamente radicate in Linux. Situazioni di questo tipo si sono presentate numerose volte negli ultimi anni, ad esempio per i sottosistemi grafici del kernel Linux che sono andati a sostituire porzioni di X.org. Il problema per il mondo BSD è che questa attitudine si sta spostando inesorabilmente verso upstream.

GNOME 3 fa un uso intenso di Systemd, ed esso potrebbe presto diventare una dipendenza imprenscindibile. Per X.org la situazione è la stessa, così come per KDE per il quale addirittura, a distanza di anni dall´introduzione, non esiste ancora il completo ramo della versione 4.x in BSD. In generale è sempre più evidente la tendenza di questi progetti a dipendere a basso livello da tecnologie Linux oppure, anche quando non è questo il caso, di produrre codice estremamente difficoltoso da portare in BSD. Tutto questo a sua volta non fa che esporre ed esacerbare la vera radice del problema per gli sviluppatori BSD: non c´è una massa critica di sviluppatori e contributori sufficiente ad influenzare lo sviluppo in prima persona, perlomeno nella misura necessaria a non essere "tagliati fuori".

È chiaro che, nella comunità FOSS, quasi sempre è chi scrive il codice a decidere la direzione che prenderà un progetto. OpenBSD si ritrova invece a fare i conti con una scarsità di developer persino per effettuare i porting dei software necessari, figurarsi poi per prendere attivamente parte ai progetti upstream e fare sentire la propria voce, minimizzando il problema alla fonte. Questo potrebbe portare entro breve ad una sempre maggiore difficoltà di supportare hardware in tempi ragionevoli e soprattutto di offrire un desktop moderno. Il rischio, con questo trend, è BSD possa scivolare nell´irrilevanza e che si perda quello che è un ambiente fiorente per la sperimentazione di interessanti approcci: basti pensare che molto del codice networking BSD ha reso possibile Internet ed è integrato nella maggior parte dei sistemi operativi moderni, inclusi quelli proprietari.

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