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Freelance sì, #coglioneNo. A sostegno dei lavori creativi

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#coglioneNo è una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi nata per iniziativa dei Pirate FilmMakers di ZERO, un progetto italiano volto a far emergere l'indignazione di tutti quei freelance che premono perché alla loro opera venga data la stessa dignità e lo stesso riconoscimento sociale già attribuito ad altre categorie professionali. Al centro dell'iniziativa vi è una critica feroce volta al rapporto con il committente, a come questo vede il freelance e a come quest'ultimo gestisce questo tipo di relazione.

Anche per coloro che lavorano nel settore ormai da decenni appare chiaro che la visione del freelance da parte dei clienti e di buona parte della società non sia maturato; l'idea che quello della creatività sia tutto sommato un settore di ripiego, in attesa di un'occupazione alternativa se non di una "vera occupazione", che per determinati compiti non sia necessario rivolgersi ad un professionista e che creare sia sostanzialmente una forma di divertimento, porterebbe ancora oggi a procrastinare (se non a mancare) l'appuntamento con i pagamenti.

Si moltiplicherebbero quindi ancora oggi le offerte di lavoro in cambio di visibilità, la svalutazione di anni di impegno, studio, formazione, aggiornamento, tasse pagate e di conseguenza di quello che è un mestiere equiparabile a quello di qualsiasi altro artigiano. Quale antennista accetterebbe di non essere retribuito per poter vantare un determinato cliente nel proprio portfolio? Quale idraulico presterebbe di buon grado la sua opera in attesa della definizione di un budget?

Le offerte di lavoro per prestazioni gratuite, le email non riposte e non lette, i troppi progetti rimasti sulla carta se non solo parzialmente implementati per immotivati dietrofront da parte dei clienti, la scarsa attenzione di questi ultimi per gli stati di avanzamento di un'opera creativa sono realtà imputabili anche a:

..chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol.

Come per ogni altra problematica, la soluzione è reperibile solo a patto di riconoscere in primis i propri errori nell'approccio con il mercato; ciò vale per tutte le professioni che presuppongono capacità creativa, film makers, grafici, Web designer, advertisers e persino sviluppatori.

In quanti annunci di lavoro viene richiesta la conoscenza di una decina tra linguaggi di markup, sviluppo e programmazione soltanto perché il committente non sa effettivamente ciò che vuole? In quanti altri non vengono dichiarate le retribuzioni o si dichiarano retribuzioni estremamente basse (quando previste) a causa di professionalità precedentemente svendute? Quali altre figure professionali specializzate accetterebbero lo stesso tipo di trattamento?

Via ZeroVideo

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