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 Editoriale di HTML.it

  Ecco la (nuova) Microsoft
    Lunedì 05 marzo 2001

Sempre e sempre più Microsoft. Se non fosse stato per le notizie che arrivavano da Redmond il mese di febbraio sarebbe trascorso forse in una abulimica noia: fallimenti di dotcom, licenziamenti, crescita della larga banda, qualche virus più o meno pericoloso. A stuzzicare la nostra curiosità sarebbe rimasto solamente Shaw Fanning e le beghe intorno al suo piccolo e rivoluzionario Napster.

Invece è stata Microsoft a farci più volte saltare sulla sedia. Come accade da un po' di tempo l'azienda di Bill Gates opera a 360 gradi: dal software alle console da gioco, dai sistemi wireless alle piattaforme per Internet. Molte parole hanno girato attorno alla Microsoft a confermare che il gigante, ferito da più parti, è ancora vivo e vegeto, pronto a graffiare alla prima occasione.

«I'm an American, I believe in the American Way»
«Io sono americano e credo nello stile della mia nazione». Sono le parole pronunciate da Jim Allchin, capo dello sviluppo dei sistemi operativi Microsoft. Secondo Alchinn chi viola le regole dell'american way porta il nome di Linux, il sistema open source sviluppato da centinaia di programmatori sparsi in tutto il mondo. Linux è un software free, ossia libero e gratuito; il codice di tutti i moduli che compongono il sistema operativo è sia liberamente modificabile sia liberamente ridistribuibile. Unica ferrea regola è lasciare libero ciò che è nato per essere libero: una porzione di codice sviluppata open source non può essere integrata in un sistema operativo non open source. Tutto ciò spaventa Microsoft più di quanto l'aveva spaventata lo sviluppo di uno strumento chiamato Internet che, tempo fa, non era stato considerato nei piani di sviluppo della società. Proprio Internet è lo strumento principale con cui si crea la condivisione di risorse che è la base dell'open source e le frasi pronunciate da Alchinn suonano come un po' la condanna di alcune idee base della rete: la libera circolazione delle idee, la mancanza di un monopolio, la condivisione delle conoscenze.

«I can't imagine something that could be worse than this for the the intellectual-property business»
«Non posso immaginare niente di peggiore per la proprietà intellettuale». Sono sempre parole di Alchinn e probabilmente sul pensiero del manager di Redmond ha pesato la crescente diffusione di Linux che dall'amministrazione di server web sta piano piano affilando gli strumenti per entrare nelle case e negli uffici. Il rilascio del Kernel 2.4 e alcuni importanti accordi con storici produttori di software lo proverebbero più di qualunque dato numerico. L'attacco è dunque ad un avversario, anzi a quella che secondo Ballmer, "direttore" di Microsoft, è la più grande minaccia a Microsoft. Per combatterlo non resta altro da fare che trasformarlo in una minaccia per tutti, una minaccia alla proprietà intellettuale che, e gli esempi di questi giorni lo confermano, sembra non essere più concepibile senza il corollario di guadagni miliardari delle società che ne sfruttano i diritti.

Windows XP
Il 12 febbraio Microsoft ha presentato, nella cornice dell'Experience Music Project di Seattle, il nuovo sistema operativo ex Whistler. Millennium è stato l'ultimo a scandire l'evoluzione cronologica dell'industria dei sistemi operativi, da ora in poi niente più 95, 98, 2000 ma Windows XP, vale a dire Windows eXPerience. La nuova "esperienza" che gli utenti dovranno percepire sta tutta nella piattaforma .NET che Microsoft va promuovendo da qualche mese. In pratica tutta l'infrastruttura software sarà improntata alla condivisione di dati attraverso Internet e soprattutto alla esaltazione della multimedialità fruibile con il personal computer. Secondo quest'ottica il sistema operativo diventa il centro di produzione della propria "esperienza" sulla rete mentre Internet è il luogo in cui esercitarla, lasciando che lì tutto venga depositato per essere visionato sempre e dovunque. Il tutto semplificato e a prova di qualsiasi utente. Microsoft ha dichiarato di aver prodotto la maggiore release di Windows assieme alla 95, una versione stabile (basata sulla tecnologia del vecchio NT) e semplicissima da utilizzare.

Thomas Penfield Jackson
Jackson è il giudice che ha avuto in mano le carte dell'ultimo processo del governo americano contro Microsoft. È il giudice che ha chiesto lo smembramento della Microsoft in più pezzi ed è lo stesso giudice che ha definito Bill Gates un Napoleone con «un'arroganza che scaturisce dal potere e dal successo incondizionato». La Corte d'Appello del District of Columbia, e ben prima alcune dichiarazioni del neo presidente George W. Bush, hanno lasciato intendere che per il Dipartimento di Giustizia americano l'azienda di Bill Gates potrebbe anche restare così com'è perché non è ben chiaro come e perché essa abbia abusato della sua posizione dominante nel mercato dei browser. Il processo d'appello è durato due giorni (27 e 28 febbraio), periodo in cui la corte ha ascoltato i pareri di avvocati e specialisti. L'idea che si sono fatti un po' tutti è che a Microsoft verrà probabilmente comminata una multa e che le attività incentrate sul sistema operativo non saranno separate da quelle che mettono a punto gli altri prodotti, compresi quelli Internet.

Tutto si tiene. In febbraio è nata la Microsoft del futuro. Al centro c'è il sistema operativo e tutte le applicazioni che girano attorno ad esso. A supporto c'è la piattaforma .NET che non dovrà più aver problemi ad essere integrata nella cornice di Windows XP grazie al probabilmente scampato smembramento della società. Nelle relazioni esterne invece la preoccupazione è di costruirsi paladina rassicurante dell'American Way gettando discredito sulla comunità di sviluppo di Linux, l'unico possibile suo avversario. La Apple è stata messa KO ormai da tempo e chi ha visto in Windows XP un tentativo di prevenire la futura versione del Mac OS X, disponibile dal 24 marzo, ha forse percepito come Microsoft tenti di fare terra bruciata attorno a sé. Con gli stessi metodi di sempre.

di Francesco Saverio Caccavella

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