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 Editoriale del martedì di HTML.it

  I falsi Robin Hood della pirateria informatica
    martedì 02 maggio 2000

La citazione delle gesta di Robin Hood per spiegare le ragioni che spingono alcuni personaggi del Web a pubblicare in modo anonimo materiale illegale, non e' una liberta' retorica di chi scrive, ma uno spunto tratto dal forum di HTML.it. Questi, in breve, i fatti.
Un iscritto al forum ha pubblicizzato la presenza di software pirata sulle proprie pagine, con tanto di link e punti esclamativi a sottolineare la straordinarieta' dell'evento. Ovvio sottolineare che si tratti di attivita' illegale, perseguibile penalmente e oltretutto contraria al regolamento del forum che ogni iscritto accetta prima di iscriversi. Altrettanto ovvio l'anonimato dietro il quale si nasconde il pirata. Meno ovvie le considerazioni uscite dal dibattito seguito a questo gesto.

Personalmente mi sarei aspettato una unanime condanna dell'accaduto che invece, con distinguo significativi, ha spinto qualche iscritto a prendere le parti del pirata anonimo e, di fatto, della pirateria nella sua accezione piu' ampia. Queste, in sintesi, le ragioni a favore della pirateria informatica:

  • il software costa troppo e molti non se lo possono permettere;
  • "chi e' senza peccato scagli la prima pietra": chi non ha in casa un cd pirata? Dunque nessun innocente e di conseguenza nessun colpevole.
  • Internet e' libera, non controllabile; dunque ogni attivita', legale o illegale, va tollerata.

    Tre considerazioni diffuse nel Web, radicate in alcuni e accettate implicatamente da altri, ma costruite su luoghi comuni del tutto fuorvianti.

    Il primo luogo comune e' quello che considera Internet il far West del diritto, una sorta di zona franca dove la legalita' e' un accessorio per nulla importante e dove l'anonimato permette tutto a tutti. Non e' cosi', perche' la civilta' si regge su regole e il diritto e' l'espressione piu' alta della civilta' di un popolo. La pirateria informatica e' punita con severe sanzioni perche' lede diritti riconosciuti da tutti gli ordinamenti giuridici nazionali e internazionali. Non c'e' discussione ne' possibilita' di mediazione alcuna, perche' le regole non vanno infrante per essere cambiate, ma discusse e confrontate.

    Il secondo luogo comune e' la generosita' riconosciuta a taluni pirati, che sembrano compiere atti in nome della liberta' e della democrazia. Falso e ipocrita, come l'anonimato dietro il quale questi individui si nascondono, facendo spesso ricadere le responsabilita' penali su altri. E gia', perche' mentre i Robin Hood informatici celano le proprie gesta dietro indirizzi mail anonimi e spazi Web gratuiti, la responsabilita' dei danni causati da questi illeciti ricadono sugli ignari editori delle pagine o delle mail gratuite. Tutto sommato non mi sembra un comportamento molto coraggioso.

    Il terzo luogo comune e' l'elevato costo del software. Se questo era vero fino a qualche anno fa, oggi lo shareware, il freeware e il public domain mettono a disposizione gratuitamente software per tutte le esigenze. Certamente alcuni programmi commerciali hanno funzionalita' non rintracciabili in software freeware, ma un utente non professionale puo' benissimo accontentarsi mentre un professionista puo' permettersi l'investimento. Per esempio, CuteFTP e' un ottimo programma Shareware a pagamento dopo 30 giorni di utilizzo, ma esistono decine di programmi simili freeware. Spesso i programmi shareware non registrati hanno soltanto alcune limitazioni (come il software distribuito illegalmente dal Robin Hood del forum), che non giustificano certe forme di vittimismo. Per chi vuole una soluzione gratuita consiglio di passare a Linux e partecipare attivamente alla sua diffusione; questo si', mi sembra un servizio utile alla comunita' Internet.

    Il quarto luogo comune e' nell'idea che il malcostume diffuso elevi a legalita' anche il comportamento piu' riprovevole. Su questo punto non credo ci sia molto da aggiungere perche' la coscienza civica di ognuno e' un percorso individualmente da costruire nel tempo.

    Una considerazione in conclusione riguardo i software commerciali, che non sono soltanto prodotti di multinazionali o monopolisti d'assalto, ma spesso il risultato di lavori individuali da parte di programmatori che distribuiscono software utile e cercano di coprire i costi con prezzi di vendita irrisori. La pirateria indiscriminata falcia anche queste piccole realta'.

    Scomodare Robin Hood per descrivere certi personaggi mi sembra ingeneroso, sarebbe piu' giusto richiamare alla memoria le gesta meno nobili di Ali' Baba'.

    di Massimiliano Valente

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