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Introduzione ai Servizi di Google
Meno di venti anni fa nasceva Google. La sua principale sfida era creare un motore di ricerca con un approccio innovativo, un algoritmo diverso da quelli utilizzati all’epoca che offrisse risultati di maggiore qualità. Nonostante il progetto apparisse già ambizioso, la sfida è stata vinta. Con il tempo, l’azienda ha esteso i propri interessi a tutti i settori che trattano la tecnologia dell’informazione, ha seguito le tendenze e ne ha imposte di nuove con le idee che ha sostenuto.
I servizi di Google – talvolta ideati dall’azienda stessa, spesso acquisiti e non di rado adottati dal mondo del software libero – sono stati integrati l’uno con l’altro fino a formare una vera e propria piattaforma. Google Plus, Drive, Maps, GMail, solo per citarne alcuni, fanno parte di questi servizi, e sono parte dell’esperienza di moltissimi utenti di Internet, non solo professionisti dell’informatica.
One account. All of Google è lo slogan che indica la via d’accesso a questo mondo, e spiega in poche parole come sia possibile, con un unico account Google, accedere a tutte le risorse offerte dalla compagnia, in modalità gratuita o dietro pagamento in base al tipo di servizio richiesto.
Tutto ciò è stato messo a disposizione degli sviluppatori provenienti da qualunque background tecnologico. Esistono librerie ed API per qualsiasi linguaggio di programmazione ma non stupisce che i programmatori Android – sistema operativo fiorito sempre nel bacino Google – abbiano ricevuto un trattamento di riguardo.
Cosa tratta questa guida?
Questa guida vuole accompagnare il lettore verso l’integrazione dei servizi Google nelle app Android. Non verranno mostrati immediatamente esempi di codice, ma si proporrà un percorso di avviamento graduale che inizierà con alcune indicazioni generali, che rimarranno valide anche per i servizi offerti in futuro.
Vedremo come la nostra app potrà incorporare una Google Map o diventare “location-aware” ossia consapevole della posizione del dispositivo nel mondo reale. Ci occuperemo anche di Google Drive, uno strumento di cloud storage che, includendo Google Docs (un pacchetto di software da ufficio online), si è trasformato in una piattaforma di supporto per lavoratori di ogni settore.
Inoltre studieremo come interagire con Google Plus, social network divenuto in breve uno strumento di comunicazione universale, e con le API di YouTube, servizio leader nella condivisione di video su Internet, acquisito da Google nel 2006.
Infine ci sarà spazio per Google Cloud Messaging, un sistema di messaggistica cloud, con cui potremo consentire ad un’applicazione di terze parti di inviare notifiche alla nostra app Android. Questa tecnica prende il nome di push notification e dimostra la sua utilità in quanto permette di influenzare dall’esterno il flusso di esecuzione della nostra app.
Struttura delle app
Nonostante stiamo parlando di servizi molto eterogenei, nati con finalità profondamente diverse, scopriremo che sono legati da un unico collante software: i Google Play Services, piattaforma unificata di accesso ai servizi Google dalle app Android. Li troveremo installati e aggiornati sui nostri dispositivi e le app che realizzeremo li sfrutteranno come intermediari per dialogare con il mondo Google.
Tutte le sperimentazioni che condurremo nel corso di questa guida saranno strutturate in due “emisferi”:
- da un lato, lavoreremo all’interno di un “progetto Google” configurato mediante uno strumento online, la Google Developers Console. Potremo accedervi mediante un account Google ed al suo interno creeremo un progetto, inteso come un insieme di configurazioni (attivazione delle API necessarie, creazione di chiavi di autenticazione ed altri aspetti);
- dall’altro lato, coltiveremo il vero e proprio progetto Android, sviluppato nel nostro IDE preferito (probabilmente Android Studio o Eclipse ADT). Tale progetto integrerà i Google Play Services, tramite i quali otterrà le funzionalità di accesso ai servizi Google. La controparte del dialogo della nostra app sarà il progetto Google precedentemente configurato cui faremo riferimento mediante il suo numero identificativo, detto Project Number, o tramite le chiavi di autenticazione in esso create.
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