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Visual Development: rivoluzione è in arrivo?

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Il mese scorso abbiamo parlato delle no-code platform, ovvero quelle piattaforme che funzionano senza che si debba sviluppare codice, o scriverne solo una minima parte, per ottenere un servizio o una determinata funzionalità software. Tali servizi sono già un realtà e diverse aziende stanno investendo da tempo sulle tecnologie per il visual development. Il settore IT sta dunque per vivere una nuova rivoluzione?

Come accade nel caso dell'approccio no-code, con il visual development è possibile creare e progettare applicazioni senza la necessità di scrivere il codice o scrivendone nettamente di meno rispetto agli attuali cicli di sviluppo. A questo proposito oggi vogliamo proporvi un'analisi di Nate Frechette, CTO di Dropsource, che durante la sua carriera di mobile App developer si è reso conto che i clienti chiedono di sviluppare applicazioni sempre più velocemente, i tempi per consegnare un prodotto finito si restringono sempre di più e malgrado esistano diversi metodi di sviluppo che possono incrementare le performance alcune deadline sono davvero difficili da rispettare. Ecco perché sarebbe il caso di adottare al più presto soluzioni di visual development.

Frechette ha esaminato l'attuale situazione del mercato dello sviluppo software, notando che molti sviluppatori sono convinti che le applicazioni native siano la migliore soluzione. Tali applicazioni possono infatti sfruttare pienamente l'UI/UX della piattaforma di riferimento e accedere al meglio alle risorse del sistema, senza passare per i vari framework layer.

Tuttavia le applicazioni native hanno anche molte limitazioni, sono legate al loro ecosistema e spesso i clienti richiedono app multipiattaforma, dunque ad un team di sviluppo si richiede spesso di sviluppare da zero e mantenere 2 o più applicazioni che vadano bene per i principali ecosistemi software. Tutto ciò è però molto dispendioso in termini di tempo e di risorse, dunque se l'obbiettivo è ritagliarsi una grossa fetta del mercato, le app native probabilmente non sono la migliore alternativa.

Ecco perché Frechette sottolinea come le applicazioni ibride siano l'ideale in questo contesto, visto che godono essenzialmente di due grossi vantaggi rispetto a quelle native: offrono uno sviluppo relativamente più rapido e sono multipiattaforma. I framework di sviluppo consentono infatti di sviluppare e mantenere una singola app che può essere eseguita su tutte le piattaforme.

Ovviamente le applicazioni ibride hanno delle limitazioni in fatto di performance ed integrazione con i vari ecosistemi, ma in linea di massima risultano essere molto più flessibili rispetto alle applicazioni native. Dunque, se non si necessità di un'esperienza estremamente fluida ed integrata, le applicazioni ibride sono sicuramente la migliore opzione. Anche se le necessità del mercato sono in constante evoluzione e i clienti sono sempre più esigenti.

Il visual development promette però di risolvere tutte le questioni riguardanti i tempi di sviluppo. Scrivere codice, testarlo, distribuirlo e mantenerlo potrebbero diventare solo un vago ricordo, i tool di visual development possono infatti automatizzare tutti questi task, permettendo di risparmiare tempo.

Tramite un sistema di visual interface è possibile realizzare applicazioni per le varie piattaforme cloud che non avranno nulla di diverso dalle classiche applicazioni sviluppate nelle modalità più tradizionali. Il tutto senza scrivere fisicamente il codice, ma demandando la costruzione dell'applicazione ad un sistema molto user friendly che permetta di strutturare il software in modo simile ad un programma di progettazione grafica.

Frechette ovviamente non propone di sostituire l'intero processo di sviluppo con i tool di visual development, ma ammette che essi possono essere davvero rivoluzionari in diversi settori ed è solo questione di tempo prima che si affermino nel comparto software e diventino uno standard, mandando in pensione gran parte degli sviluppatori di vecchia generazione.

Via Nate Frechette

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