Dal 3 marzo 2025, un numero crescente di utenti italiani ha riportato difficoltà nell’accedere a Spotify, soprattutto per quanto riguarda le versioni modificate dell’applicazione. Le segnalazioni, diffuse sia su Downdetector che sui social network, hanno messo in allerta chi utilizza versioni non ufficiali della piattaforma di streaming musicale, facendo ipotizzare un intervento mirato da parte della società.
Una delle possibili spiegazioni è che Spotify abbia avviato una fase di test A/B, una metodologia frequentemente impiegata per analizzare l’impatto di nuove funzionalità o cambiamenti nell’app. L'Italia potrebbe essere una delle aree coinvolte in questi esperimenti, con un’attenzione particolare alla lotta contro la pirateria.
Un’altra ipotesi riguarda l’introduzione della Play Integrity API, un sistema del Play Store che consente di verificare l’autenticità delle applicazioni installate e dei dispositivi su cui vengono eseguite. Tuttavia, è più probabile che Spotify abbia adottato misure ancora più restrittive, intervenendo sulle ultime versioni dell’app per rendere più difficile l’utilizzo di software modificati. Secondo alcuni esperti, la piattaforma avrebbe apportato numerose modifiche alla struttura del codice, cambiando il posizionamento delle patch e introducendo nuove limitazioni che ostacolano il funzionamento delle versioni pirata.
Spotify non ha rilasciato dichiarazioni
I gruppi che si occupano della distribuzione di versioni alterate di Spotify hanno confermato le crescenti difficoltà nel rilasciare aggiornamenti compatibili. In alcuni forum e chat su Discord, uno dei team più attivi in questo settore ha ammesso che i test A/B hanno già compromesso l’efficacia delle mod in diverse regioni. Con l’ampliamento di queste restrizioni a un numero maggiore di paesi, l’app craccata ha smesso di funzionare per molti utenti. Il gruppo ha inoltre sottolineato che non esistono soluzioni definitive, a meno che Spotify non decida di interrompere questi test.
Alcuni utenti hanno individuato un metodo per aggirare temporaneamente il problema, riuscendo a riaccedere alla versione modificata dell’app. Tuttavia, questa procedura comporta la perdita di tutti i dati personali, comprese le playlist e le preferenze salvate nel proprio account.
Nonostante le numerose segnalazioni, Spotify non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla questione, lasciando gli utenti nell’incertezza su eventuali sviluppi futuri. L’unica certezza è che la piattaforma sta intensificando gli sforzi per contrastare la pirateria, rendendo sempre più difficile l’uso di versioni non autorizzate della sua applicazione.