Il segmento aziendale è quello che finisce nel mirino dei crybercrminali con sempre maggiore frequenza, in special modo di coloro che impiegano i ransomware per mettere a segno i loro attacchi, e nella maggior parte è anche quello che accetta con più facilità di pagare il riscatto richiesto per rientrare in possesso dei propri dati o per evitare che possano essere distrutti. È esattamente questo lo scenario che emerge dal recente report stilato da Veeam.
Ransomware: le aziende preferiscono pagare il riscatto per accedere ai propri dati
Più in dettaglio, dal rapporto, che ha coinvolto 1.000 leader IT, viene fuori che il 76% delle aziende preferisce pagare il riscatto per le ragioni sopra descritte, tenendo però conto del fatto che un’azione del genere non garantisce in alcun modo l’effettivo recupero dei dati. Per il 52% degli intervistati è stato possibile, mentre per il 24% no pur avendo eseguito correttamente la transazione.
Un altro dato interessante e al tempo stesso preoccupante che viene a galla è che di poco meno della metà dei dati di produzione colpiti in media dalle azioni solo il 69% risulta recuperabile.
Riportiamo di seguito, in forma tradotta, la dichiarazione rilasciata da Danny Allan, CTO della società, al riguardo.
Il ransomware ha democratizzato il furto di dati e richiede uno sforzo collaborativo da parte delle aziende di ogni settore al fine di massimizzare la loro capacità di rimediare e recuperare i dati senza pagare un riscatto. Pagare i criminali informatici per ripristinare i dati non è una strategia per la data protection: non c’è alcuna garanzia di recupero dei dati, i rischi di danni alla reputazione e di perdita di fiducia dei clienti sono elevati e, soprattutto, si alimenta e si premia l’attività criminale.
Tenendo conto della situazione, è sempre bene proteggere i propri dispositivi con un antivirus, come nel caso dell'ottimo TrendMicro One.
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