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Ma c'é davvero bisogno di una internet più 'ricca'?

Il 2008 potrebbe essere l'anno decisivo per l'affermazione o l'insuccesso delle Rich Internet Applications.
Il 2008 potrebbe essere l'anno decisivo per l'affermazione o l'insuccesso delle Rich Internet Applications.
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Non si parla di soldi. L'aggettivo ricca è qui riferito al corrispettivo inglese usato nell'acronimo RIA: Rich Internet Applications. Per intenderci, quelle "che hanno le caratteristiche e le funzionalità  delle tradizionali applicazioni desktop" (fonte Wikipedia) ma sono fruite tramite un browser web.

Di RIA si potrebbe in questi giorni parlare a partire da una polemica sollevata da Robert O'Callahan a proposito del progetto Moonlight (l'implementazione di Silverlight per sistemi Linux basata su Mono).

Il post di O'Callahan, al solito molto polemico nei confronti di Microsoft, chiama in causa direttamente Miguel de Icaza, lo sviluppatore che guida con passione entrambi i progetti. E l'accusa è di quelle insidiose, specie in certi ambienti e contesti: con Moonlight stai facendo il gioco di Microsoft, aiutandola ad entrare in un mercato in cui non è presente, di fatto assecondando, anche se solo in parte, la sua volontà  di dominare con Silverlight l'internet che verrà  e non facendo il bene del software libero.

Un'osservazione nasce spontanea: in che modo avere Silverlight su Linux può assecondare la presunta rapacità  di Microsoft considerata la sua base di utenti assolutamente marginale? Cioè, visto che Silverlight tra Windows e Mac può contare su una base potenziale del 99% dell'utenza internet, è davvero così cruciale per i suoi piani raggiungere anche il restante 1%?

Lo stesso O'Callahan chiarisce nei commenti al post che non è questione di numeri: Moonlight fornisce a Redmond l'assist giusto per poter affermare che Silverlight è una tecnologia cross-platform, vincendo così le resistenze ideali di quanti, per principio ma non solo, non sono disposti ad abbracciare una tecnologia che non lo sia.

La risposta di Miguel de Icaza non si è fatta attendere e si basa principalmente su questo argomento:

àˆ cruciale per Linux avere un buon supporto per Silverlight perché io non voglio che Linux sul desktop diventi ancora una volta un cittadino di serie B.

Da questa frase si potrebbe ricavare l'idea che de Icaza sia convinto del successo prossimo di Silverlight, non dico del dominio, ma del successo sì.

A questo proposito Tim Bray, in un post/previsione per il 2008, appare più scettico. Non tanto sulla tecnologia di Microsoft, quanto sull'idea stessa di RIA:

C'è una lotta in corso tra le piattaforme RIA da una parte e Ajax, che prova a fare tutto nel browser usando solo quello che il browser stesso offre di default, dall'altra. I framework RIA sono AIR, Silverlight e JavaFX. Non mi spingo fino al punto di predire chi vincerà , ma prevedo che il 2008 sarà  l'anno cruciale. O le RIA diventano realmente mainstream o inizieranno a puzzare come le aringhe messe al sole.

Lo stesso Bray, però, aggiunge una nota di ordine generale che ha ispirato il titolo del post:

Le persone che vogliono aggiungere 'ricchezza' alle interfacce web sono sempre gli sviluppatori, mai gli utenti. Non significa che sbagliano; dopo tutto gli utenti non invocavano a gran voce l'arrivo del Web prima che esistesse.

Il mio problema è che ho una nozione un po' antiquata per cui la 'ricchezza' ha a che fare con parole, immagini e suoni avvincenti e, soprattutto, sottolineo soprattutto, con l'interazione con persone vere, vive.

Tutto ben detto, imho, ma ribadisco, posto che Microsoft o Adobe o chicchessia hanno tutto il diritto di voler ridefinire le regole del gioco (business is business... e nessuno si scandalizza) tentando di imporre nuovi paradigmi per il web, si sente davvero nell'aria tutta questa smania per interfacce ricche o ricchissime? Dalle mie parti no. E da voi?

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