L'uso dell’intelligenza artificiale nei processi di selezione personale sta generando un dibattito acceso, tra dilemmi etici e cambiamenti strutturali nel mondo delle assunzioni. Sempre più candidati si affidano a strumenti come ChatGPT per superare test tecnici, creando una contraddizione in cui le aziende vietano ciò che poi richiedono sul lavoro.
Un esempio emblematico è la vicenda di Henry Kirk, cofondatore di Studio Init, che, nonostante avesse proibito l'uso dell'AI nei test iniziali, ha scoperto che tutti i candidati avevano barato. Comportamenti sospetti durante le videochiamate, risposte evidentemente generate da AI e rifiuti di condividere lo schermo sono ormai segnali comuni che rivelano l'uso improprio di queste tecnologie.
Un fenomeno in crescita
I numeri parlano chiaro: secondo Karat, specialista in colloqui tecnici, i casi sospetti di cheating AI sono quintuplicati in due anni, passando dal 2% al 10%. Ancora più preoccupante è il dato fornito da Fonzi, una piattaforma basata sull'AI per la selezione, che ha rilevato nel primo trimestre del 2024 che il 23% dei candidati utilizzava probabilmente strumenti esterni non autorizzati.
Questa situazione evidenzia una chiara contraddizione: molte aziende promuovono l’uso dell’AI nel lavoro quotidiano, ma lo vietano nei processi di selezione. Questo solleva interrogativi sulla natura delle competenze richieste oggi: è ancora sensato valutare la capacità di scrivere codice manualmente, quando il lavoro reale richiede sempre più l'abilità di sfruttare efficacemente l'AI?
Un nuovo paradigma per i colloqui di lavoro
I candidati ricorrono a strategie sempre più sofisticate per ingannare i selezionatori. Tra queste, l'uso di ChatGPT per rispondere a domande tecniche, l’impiego di display secondari durante i colloqui online e la simulazione di problemi di connessione per guadagnare tempo. Alcuni arrivano persino a utilizzare l’AI per automatizzare candidature, generare CV ottimizzati o rispondere ai recruiter.
D’altro canto, i selezionatori stanno affinando le loro tecniche per smascherare tali pratiche. Pause innaturali, esitazioni, risposte fuori contesto o l'incapacità di spiegare concetti di base sono indizi rivelatori. Inoltre, anche quando un candidato riesce a superare il processo di selezione, la mancanza di competenze reali emerge nei primi giorni di lavoro, mettendo a rischio l’intero investimento dell’azienda.
Per rispondere a questa sfida, alcune aziende stanno ripensando i propri approcci alla selezione. Si sperimentano test a casa con l'uso autorizzato dell'AI, seguiti da discussioni tecniche approfondite, o si torna ai colloqui in presenza per osservare meglio i candidati. Questi cambiamenti potrebbero portare a una rivalutazione delle competenze richieste, con un minore focus sulla codifica manuale e una maggiore attenzione alla capacità di comprendere e implementare soluzioni con l’aiuto dell’AI.