Dopo ben sei anni di sviluppo Google sembrerebbe aver abbandonato ufficialmente il progetto Privacy Sandbox. Tale iniziativa puntava a sostituire i cookie di terze parti con delle soluzioni, sostanzialmente delle API, più rispettose della privacy. Le pressioni da parte delle autorità antitrust, dei competitor e di alcune organizzazioni avrebbero avuto però la meglio. Forse anche insieme ad alcune difficoltà tecniche in fase di implementazione e test.
Google e la storia (travagliata) di Privacy Sandbox
Il progetto Privacy Sandbox venne lanciato da Google nel corso del 2019. Esso puntava a preservare le funzionalità di targeting e analisi per gli inserzionisti pubblicitari, evitando però la tracciabilità cross-site di ogni singolo utente tramite i cookie. Mountain View fu così accusata quasi sin da subito di voler rafforzare il proprio monopolio nel settore dell'advertising. L'iniziativa subì quindi una revisione e un ridimensionamento con il rischio (poi confermato) di risolversi in un nulla di fatto.
Si scelse allora la strada di un possibile compromesso. In pratica venne valutata l'ipotesi di introdurre un'opzione che avrebbe permesso agli utenti di Chrome di scegliere se accettare o meno i cookie di terze parti. Anche in questo caso si decise però di non limitare ulteriormente questi ultimi, posizione che ha avuto conferma nelle ultime ore. Gli utenti possono quindi continuare a gestire le proprie scelte tramite le impostazioni per la privacy del browser web.
Le critiche della Electronic Frontier Foundation
La recente decisione di Mountain View ha comunque suscitato alcune critiche. La Electronic Frontier Foundation, organizzazione internazionale che si occupa di diritti digitali, ha accusato per esempio Google di disattendere gli impegni presi in tema di privacy e di lasciare miliardi di utenti in tutto il mondo esposti al tracciamento online.
È però utile precisare che alcuni elementi del Privacy Sandbox, tra cui l'IP Protection in modalità "Incognito" sono ancora in fase di sviluppo con un rilascio previsto entro il terzo trimestre 2025. Rimane invece incerto il futuro delle API pensate per la sostituzione dei cookie.