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Gli italiani sono sempre in ritardo!

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Sì, è così, e sono in tanti a pensarlo. Siamo in ritardo, siamo indietro, ed è ora che ne prendiamo atto e ci comportiamo di conseguenza.

Ho assistito ad uno scambio di battute in uno dei tanti “mail group” di cui faccio parte: un giovane programmatore torna in Italia dopo aver vissuto un anno in Inghilterra, raccontando ai membri del gruppo la sua esperienza lavorativa e come ha vissuto la famigerata crisi economica.

Il dibattito si accende quando un membro del gruppo fa presente che i giovani italiani devono “darsi una mossa”, che non hanno più “il coraggio di buttarsi davvero e di fare una vera esperienza lavorativa”: non è solo “un problema di mercato sopito o di minime possibilità  lavorative”. Il dibattito si accende, ma prende una direzione che mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca.

La maggior parte dei partecipanti concordava con questa visione di giovane impaurito dal mondo del lavoro, poco audace e con tanta voglia di accontentarsi. Bene, io non sono d'accordo.

àˆ innegabile l'importanza di un'esperienza estera, ma è qui in Italia che dobbiamo cambiare le cose: se rovesciamo la medaglia, potrebbe sembrare che chi “abbandona” il bel paese segua la strada più semplice. L'Italia per quanto riguarda le nuove tecnologie è sicuramente affetta da ritardo cronico: si preferiscono soluzioni vecchie e obsolete senza contare il mai troppo discusso problema della ricerca. Andiamo fuori dall'Italia per migliorare e crescere, ma quando (e se...) torniamo non possiamo sfruttare nulla di quello che abbiamo appreso dalla nostra esperienza, perché nel frattempo nulla è mutato nel panorama italiano.

àˆ più coraggioso chi parte per un anno all'estero dove il mercato è sicuramente più vivo e multiforme o chi cerca di realizzare i proprio progetti in un paese difficile come il nostro?

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