Il cartello di Sinaloa ha portato l’uso della tecnologia a un livello senza precedenti nel panorama del crimine organizzato. Tra sorveglianza tecnica, intercettazioni, hacking, monitoraggio di telecamere pubbliche e analisi dei dati personali, questa organizzazione criminale ha sviluppato strumenti sofisticati per contrastare le autorità statunitensi, come emerge da un rapporto del Dipartimento di Giustizia USA pubblicato a giugno 2025.
Secondo il documento, i narcotrafficanti messicani hanno messo a punto un sistema di "sorveglianza tecnica ubiquitaria" (UTS), che consente loro di raccogliere informazioni dettagliate sui propri obiettivi. Questo arsenale tecnologico include la capacità di intercettare comunicazioni telefoniche, accedere a reti di videosorveglianza pubblica, analizzare dati finanziari e monitorare l’attività online delle potenziali vittime. Tali strumenti hanno permesso al cartello di Sinaloa di ottenere un vantaggio strategico contro le forze dell’ordine.
Episodi molto preoccupanti
Uno degli episodi più inquietanti riportati nel rapporto riguarda l’Assistant Legal Attache dell’FBI presso l’ambasciata americana a Città del Messico. Attraverso un sofisticato attacco hacker, il cartello è riuscito a tracciare le sue comunicazioni, monitorare i suoi spostamenti tramite geolocalizzazione e sfruttare il sistema di telecamere urbane per seguirne i movimenti. Queste informazioni sono state utilizzate per neutralizzare testimoni collaborativi, mettendo in pericolo la sicurezza di informatori e agenti federali.
FBI e CIA: minaccia esistenziale
Fonti interne all’FBI e alla CIA definiscono questa minaccia come "esistenziale". Tuttavia, il rapporto evidenzia gravi carenze nella risposta dell’agenzia federale. Nonostante l’UTS fosse stata classificata come rischio di livello 1 già nel 2022, le misure di protezione adottate si sono rivelate insufficienti e disorganizzate. L’analisi delle vulnerabilità, affidata a un team specializzato, non ha coperto tutti i settori critici, lasciando scoperti punti chiave nella difesa contro le attività del cartello di Sinaloa.
La strategia di difesa
La strategia dell’FBI appare inoltre priva di una chiara attribuzione delle responsabilità e di una pianificazione a lungo termine. Questo ha reso le contromisure inefficaci di fronte a una minaccia così sofisticata. Il rapporto sottolinea l’urgenza di un approccio più coordinato e tecnologicamente avanzato per proteggere le informazioni sensibili e gli operatori impegnati nella lotta al narcotraffico.
Nonostante la condanna all’ergastolo di Joaquín "El Chapo" Guzmán nel 2019, il cartello di Sinaloa continua a rappresentare una sfida formidabile. La capacità di penetrare istituzioni d’élite come l’FBI dimostra quanto sia necessario un cambiamento radicale nelle strategie difensive.