Durante il vertice NATO tenutosi all'Aia il 24 e 25 giugno, il cyberspazio si è trasformato in un nuovo campo di battaglia geopolitico. Nel corso di 48 ore, si sono verificati oltre 100 attacchi DDoS che hanno colpito 12 siti municipali olandesi e provocato un'interruzione di tre ore del portale informativo della NATO nei Paesi Bassi. Questi eventi segnano un’escalation nel conflitto digitale tra Russia e Occidente, orchestrati dal gruppo hacktivista filorusso NoName057(16).
La rivendicazione dell'attacco
NoName057(16) ha rivendicato l'operazione sui propri canali social, prendendo di mira le infrastrutture digitali delle municipalità che ospitavano l'evento e la rappresentanza regionale della NATO. Gli esperti di cybersicurezza hanno descritto gli attacchi come poco sofisticati ma altamente simbolici. La tecnica utilizzata, Distributed Denial of Service (DDoS), consiste nel sovraccaricare i server con un enorme volume di richieste simultanee, causando rallentamenti o blocchi temporanei dei servizi online. Sebbene questi attacchi non compromettano dati sensibili, servono a generare disturbo e amplificare messaggi propagandistici.
Il modus operandi di NoName057(16)
Un aspetto interessante è il modus operandi di NoName057(16), che utilizza la piattaforma DDoSia per reclutare "volontari digitali" disposti a partecipare agli attacchi in cambio di criptovalute. Il gruppo, apertamente contrario al sostegno occidentale all'Ucraina, sincronizza le proprie operazioni con eventi diplomatici significativi, trasformando il disturbo informatico in un efficace strumento di guerra ibrida.
Lavori del vertice non compromessi
Nonostante i disagi registrati, le autorità olandesi hanno confermato che i sistemi critici e i lavori del vertice non sono stati compromessi. Anche la NATO ha mantenuto un profilo basso, suggerendo che le sue contromisure abbiano funzionato in modo efficace. Tuttavia, questo episodio evidenzia l'importanza crescente della sicurezza digitale come pilastro della stabilità geopolitica.
Gli attacchi DDoS, pur essendo meno distruttivi rispetto ad altre minacce informatiche, possono fungere da diversivi per operazioni più sofisticate o come strumenti di pressione psicologica durante momenti diplomatici cruciali.