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Web 2.0 e Intranet: la rivoluzione si chiama "costruzione collettiva"

Lo sviluppo di servizi Web 2.0 e l'affermarsi di progetti aziendali che costituiscono l'evoluzione delle tradizionali Intranet sembrano avere ormai definitivamente sancito l'importanza della "costruzione" collettiva della conoscenza
Lo sviluppo di servizi Web 2.0 e l'affermarsi di progetti aziendali che costituiscono l'evoluzione delle tradizionali Intranet sembrano avere ormai definitivamente sancito l'importanza della "costruzione" collettiva della conoscenza
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Dalla prima proposizione del concetto stesso di Web 2.0 a oggi sono stati fatti passi da giganti per quanto riguarda i servizi in grado di gestire la conoscenza attraverso Internet e, più in generale, le tecnologie informatiche di comunicazione. Il successo di Google, illustre antesignano del Web 2.0, e, poi, di Flickr, sotto molti aspetti il primo e più importante servizio Web 2.0 che, non a caso, è considerato oggi modello e punto di riferimento per tutti i progettisti web, dimostrano come l'accesso e la gestione dell'enorme mole di informazioni multimediali che il web è in grado di catalizzare sia il punto focale di ogni strategia contemporanea di comunicazione veicolata dal media Internet.

La vera rivoluzione dei servizi web di ultima generazione consiste, infatti, nell'aver spostato radicalmente il baricentro della creazione dei contenuti verso la base della popolazione di internauti: se in precedenza erano entità considerate come istituzionali e ufficiali a raccogliere, redigere e pubblicare le informazioni - si pensi ai grandi portali generalisti vecchio stile - che venivano fruite o, al più, commentate dai potenziali utenti, considerati sempre e solo come destinatari finali delle comunicazioni, oggi gli autori dei materiali condivisi e aggregati nei servizi web più di successo sono gli stessi utenti finali. Come insegna il fenomeno della blogosfera, è la stessa base di utenti a produrre i contenuti fruiti dagli altri utenti.

Una rivoluzione copernicana... da assecondare

Per capire quanto sia radicale questo cambiamento e come le strategie tradizionali di web design e architettura dell'informazione debbano mutare di conseguenza, sarà utile porsi tre semplici domande. Da dove nasce e dove risiede il sapere di una comunità di utenti? Quanto vale poter accedere a quel sapere? Esistono mezzi per gestire tale sapere? Si tratta, ovviamente, di domande per rispondere alle quali occorre calarsi nel dettaglio nelle singole situazioni progettuali. In particolare, a seconda del fatto che si tratti di un progetto web indirizzato a utenti "privati", che si parli di portali e Intranet aziendali o di fenomeni mediatici di origine spontanea senza diretti fini di ritorno economico, le risposte a queste domande variano in maniera sostanziale. Vediamo con alcuni esempi specifici di evidenziare alcuni aspetti di base che saranno molto utili in fase di progettazione e implementazione degli ambienti web ed Intranet di nuova generazione.

Servizi Web 2.0

Uno degli assi fondamentali del successo di progetti Web 2.0 come il fortunatissimo YouTube consiste proprio nel fatto che, forse per la prima volta nella storia, una platea sterminata di videoamatori dispone di una piattaforma "intelligente" attraverso la quale condividere, pubblicare divulgare i propri filmati amatoriali.

L'elemento multimediale video è uno degli aggregati di informazioni più denso in assoluto, forse quello che meglio di ogni altro è in grado di trasmettere il maggior numero di informazioni multisensoriali nel minor spazio di tempo. La portata di un progetto come Youtube, ma lo stesso si può dire per Flikr o il più recente Slideshare, è enorme proprio perché permette a una comunità potenzialmente sterminata di navigatori finali di essere contemporaneamente i produttori e i fruitori di elementi multimediali e informazioni. Lasciare che siano gli stessi utenti a foraggiare l'immenso archivio di informazioni che, visti dal punto di vista dell'utente finale, vanno ad alimentare una sola, enorme fonte alla quale si riesce ad attingere in maniera semplice ed immediata, permette da un lato che siano finalmente disponibili per tutti informazioni che fino a poco tempo fa sarebbero rimaste chiuse nei cassetti digitali dei propri autori, dall'altro di costituire un aggregato di conoscenze che, per molti versi, è assimilabile alla concretizzazione del concetto di Intelligenza Collettiva definito da alcuni dei più importanti sociologi contemporanei.

I modelli economici legati a questo tipo di progetti Web 2.0 si basano principalmente proprio sulla partecipazione collettiva e l'interazione degli utenti all'interno dell'interfaccia di fruizione dei servizi offerti. Da un lato, esistono modelli come quello proposto da Flickr che, attraverso la vendita di servizi premium, consentono di usufruire di tecnologie di condivisione e pubblicazione sul web considerate esclusive, dall'altro si segnalano progetti web che sfruttano il cosiddetto effetto network degli utenti che accedono a tale servizio, per veicolare informazioni pubblicitarie contestuali o vendere i contenuti inseriti dagli utenti sotto forma di feed per sistemi di syndication.

Intranet aziendali

Uno dei casi in cui l'approccio di costruzione collettiva dei contenuti di un servizio è particolarmente importante è costituito da progetti di comunicazione interna per organizzazioni tra cui spiccano per importanza le Intranet aziendali.

Lo scenario competitivo economico internazionale, così come si era evidenziato già negli anni passati in realtà come gli Stati Uniti o il Giappone, è ormai sempre più legato alla quantità di informazioni e al livello di innovazione che le singole organizzazioni riescono a capitalizzare. Le intranet aziendali contemporanee più di successo, fanno della possibilità di attingere dalle specifiche conoscenze dei propri membri e di stabilire comunicazioni interne in grado di generare soluzioni o idee innovative uno degli assi chiavi su cui vengono progettate. Il valore in termini economici e competitivi della capitalizzazione del sapere interno a un'azienda e della diffusione di quelle che vengono spesso definite come best practices, è oggi considerato un punto saldo della politica di innovazione aziendale e, quindi, vanno supportati con lo sviluppo di opportuni strumenti web.

Così come per i servizi del Web 2.0 si è assistito a un sostanziale cambiamento dei flussi di origine dell'informazione, la gestione della conoscenza aziendale sta prendendo spunto da blog e fenomeni di condivisione sociale di nuova concezione per trasformarsi: da Intranet intese come classici sistemi di gestione documentale in cui le informazioni vengono elaborate da redazioni od organi istituzionali e veicolate verso la base di utenti, oggi si parla sempre più spesso di architetture flessibili di Knowledge Management e di e-learning "molecolare" in cui il sapere viene prodotto e codificato dagli stessi utilizzatori finali che, a seconda delle specifiche competenze, permettono ai colleghi di accedere a informazioni trasmesse solitamente solo per via informale.

Architettura dell'informazione e progettazione "umanocentrica"

Dati i presupporti indicati nelle righe precedenti, pare scontato dover modificare l'approccio al web design adottato fino a ora. Un progetto web o una Intranet ambiziosi che non tengano ben presente il valore della costruzione collettiva dei servizi risulteranno infatti anacronistici e, probabilmente, poco efficaci.

La finalità principale che occorre tener presente in fase di progettazione è quella di riuscire a creare un ambiente virtuale che sia adeguato a supportare i processi di aggregazione sociale e trasferimento delle informazioni che stanno alla base della costruzione collaborativa e collettiva del web. A tale proposito, va prestata grandissima attenzione più che alle caratteristiche tecnologiche e ai requisiti tecnici di server, CMS o linguaggio di scripting che costituiscono l'ossatura del servizio, allo studio di aspetti umani legati alla fruizione del servizio stesso: tra questi aspetti risaltano per importanza la cura dell'interfaccia utente e dell'interaction design e l'architettura dell'informazione.

Mentre i primi aspetti progettuali contribuiscono a rendere l'esperienza dell'utente semplice e intuitiva al punto di metterlo in condizioni di eseguire in autonomia operazioni che, da solo, non sarebbe mai in grado di compiere come la pubblicazione di un video e il relativo tagging, l'architettura dell'informazione per dimostrarsi davvero efficace deve rinnovarsi abbandonando gli schemi classici basati su tassonomie e strutture ad albero per adeguarsi al nuovo sistema di fruizione sociale basato su criteri di accesso anch'essi realizzati secondo criteri di social networking (es. folksonomy, tagging ecc.).

Per quanto possano sembrare considerazioni ovvie – tutti i web designer hanno cercato sempre di realizzare interfacce semplici e intuitive – la nuova realtà mediatica rende questi aspetti ancora più importanti, basti pensare al fatto che anche un colosso come Google non è riuscito con il suo Google Video a scalfire il successo YouTube che, pur offrendo funzionalità praticamente coincidenti, vanta un'interfaccia d'utilizzo e un'architettura di accesso alle informazioni considerate più "user friendly". Per finire, anche il content management tradizionale deve rivedere i propri schemi, poiché, da una fase storica il cui era necessario produrre contenuti, si è ormai giunti a un momento in cui è più importante gestire e controllare la realizzazione e la loro validazione (si veda in caso della Wikipedia) e le modalità fruizione degli stessi (es. Technorati o Digg per quanto riguarda la blogosfera).

Daniele Cerra è giornalista pubblicista, Content Manager, Progettista e-learning e web e Concept Designer. Il suo sito personale è http://www.danielecerra.it

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