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Aggregare: una tendenza 2.0

Come i servizi del Web 2.0 gestiscono il moltiplicarsi di applicazioni e punti di presenza personale in rete
Come i servizi del Web 2.0 gestiscono il moltiplicarsi di applicazioni e punti di presenza personale in rete
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In principio è stata la diaspora: i servizi 2.0 si sono diffusi e moltiplicati in modo esteso, all'insegna di una frammentarietà sempre più veloce. Social network, social news, microblogging, e altro ancora, una serie ampia di servizi a cui registrarsi per essere costantemente al passo col web. Assistiamo così a blog/siti personali con lunghe serie di icone, link, contatti per testimoniare tutte le forme della propria presenza in Rete.

La situazione ha i suoi effetti collaterali: ricordarsi i dati di login, cercare di seguire tutte le community collegate, interagire senza trascurare nessuno richiedono tempo e concentrazione. Non ultimo, ritrovarsi di fronte ad applicazioni molto simili, quasi identici in quanto a caratteristiche.

Come affrontare il moltiplicarsi dei servizi?

Questa domanda credo se la siano posta tanto gli utenti quanto i gestori delle piattaforme, alla ricerca di un'ottimizzazione di tempi e risorse sempre più indispensabile.

Un'utile risposta è stata offerta dal progetto OpenID: un "identità digitale" unica e valida per una serie di account molto comuni. Al momento hanno aderito, tra gli altri, Blogger, WordPress, Flickr, Yahoo!, Aol, evitando ai rispettivi utenti una vera e propria "schizofrenia" digitale.

Idea sicuramente interessante ma non ancora all'altezza. A mio parere molto e molto più utile è la filosofia seguita dai servizi e dalle community che puntano a farsi loro stessi punti di aggregazione.
Porto due esempi: FriendFeed e Facebook.

FriendFeed

Questo servizio nasce per creare un unico flusso di aggiornamenti, unendo insieme tutte le più diffuse applicazioni 2.0: blog, photo e video sharing, microblogging, social network.

L'utente sceglie cosa inserire e Friendfeed aggrega automaticamente tutti i singoli update. E con un valore aggiunto: lo "stream" di informazioni, foto, testi può essere commentato, redistribuito, integrato a sua volta in altri servizi.

Dal punto di vista del lettore, il vantaggio sta nel risparmio di tempo in quanto basta seguire il "friendfeed" del nostro autore per rimanere aggiornati su tutte le novità.

Un progetto estremamente interessante e soprattutto nella direzione giusta: non più la ricerca di imporsi come qualcosa di nuovo in sostituzione di servizi già esistenti ma la volontà di diventare piattaforma aperta e "unificante" (un volemose bene 2.0 :-) )

Facebook

Ma ancora meglio ha fatto Facebook. È già diventata la community generalista numero uno al mondo, o comunque è destinata a diventarlo in tempi brevi. Le ragioni sono molte e non è ora il momento di un'analisi completa ma, è certo, uno dei motivi forti è la capacità di aggregazione.

La sensazione è evidente fin da subito: Facebook offre applicazioni e mette a disposizione tutto il necessario per crearne di nuove su misura da parte degli utenti.

Nelle "applicazioni" confluiscono tutti i servizi 2.0 esistenti, con la possibilità di essere inseriti, condivisi, gestiti all'interno dei profili personali.

Un passo davvero avanti perché, come dicevamo prima, la community non si pone in concorrenza ma cresce utilizzando il materiale e gli strumenti già utilizzati da molti dei suoi iscritti.

Credo che gli utenti gradiscano molto la situazione: possono utilizzare foto, video, contenuti caricati precedentemente online e in pochi click farne uso senza ulteriori problemi.

Una tendenza definita

La tendenza verso l'aggregazione è ben definita: i progettisti web ne dovranno tenere ampiamente conto per il futuro. Con un'attenzione particolare verso:

- l'apertura e l'elasticità verso l'integrazione

- la capacità di offrire qualcosa in più: non basta mettere insieme tutto, serve anche aggiungere qualcosa, sulla falsariga di FriendFeed e Facebook.

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