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La magica patch per Linux... è così magica?

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Molto rumore ha creato attorno a sé la "patch magica" che abbiamo presentato sotto forma di modifica allo scheduler del kernel Linux (kernel patch) ed anche di semplice procedura di configurazione del sistema (user space patch); la patch consiste, detto concisamente, nel creare automaticamente gruppi di task per TTY, in modo da modificare in modo dinamico le loro priorità e quindi migliorare la relativa risposta delle applicazioni (desktop) quando il sistema risulti sotto stress.

Leggendo i commenti dei nostri lettori, la maggior parte delle volte la patch ha dato i risultati attesi, per lo meno, come i video dimostrano, nella qualità della risposta di applicazioni puramente desktop (riproduzione di un video) mentre la CPU del sistema è decisamente in tutt´altre faccende (parecchio) affaccendata; tuttavia c´è chi, come Con Kolivas, dissente.

Kolivas, nel suo blog, definendo il metodo come tweak euristico, è dell´idea che patch che modifichino il comportamento del sistema sotto "carichi di lavoro ridicoli" introducano (sicuramente) regressioni quando il sistema giri normalmente, ovvero la stragrande maggioranza delle occasioni (sebbene lo stesso Torvalds non sia di questo avviso, dichiarandosi entusiasta dell´idea).

Avrà ragione? Un interessante articolo su Edmond´s Weblog prova a dare risposta, fornendo benchmark (viene usata la Phoronix Test Suite) al riguardo della patch (non ho capito se relativamente a quella a livello user o kernel), dai quali si evince, in media, un lievissimo peggioramento nei task CPU-based (ma solo in media) su un sistema desktop Debian con Compiz attivo ed Iceweasel in esecuzione.

In conclusione, limitatamente per lo meno ai sistemi desktop, la patch magica... è davvero magica, perché sembra non comportare un degrado di prestazioni, qualora il sistema sia in semi-riposo.

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