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Elogio dello slow design

Meglio apportare poche modifiche che adottare rivistazioni radicali del sito.
Meglio apportare poche modifiche che adottare rivistazioni radicali del sito.
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Lo spunto del ragionamento di Jeffrey Veen è un articolo uscito su Design Observer, una recensione del DVD contenente l'intera collezione (80 anni) del New Yorker.

Osservando quella collezione emerge subito un fattore chiave dal punto di vista del design: un formato editoriale rimasto nel complesso pressocché immutato, con piccoli cambiamenti distillati con parsimonia nel corso degli anni. Come dice Michael Bierut (autore dell'articolo), sembra essere tutto noioso, ma meravigliosamente, incredibilmente e perfettamente noioso.

Nasce da qui l'elogio dello slow design cui allude il titolo di questo post. Un concetto che Veen vedrebbe volentieri applicato anche al web design, un ambito in cui sembra invece prevalere la tendenza a rivisitazioni radicali e cicliche dei siti, magari motivate solo dalla voglia di 'mantenere il passo con i tempi' rispetto alle tecnologie che i nuovi browser sono in grado di supportare. Anche dal punto di vista dell'usabilità , si chiede, non è meglio adottare modifiche incrementali diluite nel tempo piuttosto che ricorrere a soluzioni radicali? E conclude: "L'innovazione troverà  semre e comunque il suo spazio, ma forse è il momento di rallentare un po' la corsa...".

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