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Blockchain e Ddl Semplificazioni: emergono criticità per gli smart contracts

L'introduzione della validità legale degli smart contracts in Italia potrebbe essere più difficile di quanto non ci si aspetti.
Blockchain e Ddl Semplificazioni: emergono criticità per gli smart contracts
L'introduzione della validità legale degli smart contracts in Italia potrebbe essere più difficile di quanto non ci si aspetti.
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Alcuni giorni fa abbiamo parlato del Ddl Semplificazioni discusso in Parlamento in queste settimane. Nel dettaglio tale decreto dovrebbe portare diverse innovazioni nel quadro legislativo italiano grazie alla completa legalizzazione degli smart contract, quei contratti registrati con una transizione su rete Blockchain, la stessa tecnologia su cui si basano le criptovalute.

Le tecnologie basate sui registri distribuiti sono tra quelle che si stanno sviluppando maggiormente nel corso degli ultimi anni. Grazie alla Blockchain è stato possibile innovare notevolmente numerosi settori e il Parlamento italiano è interessato in particolare a quello degli smart contract per la sua applicazione nell'ambito della Pubblica Amministrazione.

Tali tecnologie potrebbero anche rendere obsolete figure come quelle del notaio o dell'avvocato dato che, di base, non necessitano di interventi umani per le procedure di certificazione. Tuttavia durante i lavori di analisi degli emendati proposti sono emerse diverse criticità in merito alla possibile attuazione del decreto.

A dettare i requisiti fondamentali del nuovo sistema informatico basato sulle tecnologie di Blockchain sarà l'Agenzia per l’Italia Digitale. Il legislatore sembra voler affidare ad una fonte secondaria del diritto (un regolamento ministeriale appunto) la capacità di stabilire le linee guida del sistema che sarà alla base della gestione degli smart contract in Italia.

Questa scelta potrebbe secondo rendere più difficile lo sviluppo del nuovo sistema, anche perché la Blockchain è una tecnologia in costante evoluzione. Oltre alla creazione di nuove linee guida sarebbe auspicabile anche una revisione del CAD (Codice dell’Amministrazione digitale) per rendere armonico il sistema con i nuovi smart contract.

Appare dunque rischioso far dettare ad un'agenzia governativa le norme che andranno ad impattare sul diritto dei contratti, il tutto senza affrontare il tema del collegamento tra smart contract e disciplina negoziale. Si rischia dunque che i due ambiti abbiano regole del tutto indipendenti e non uniformi, esiste quindi il pericolo di creare un caos amministrativo e burocratico di cui il Paese non ha certo bisogno.

La discussione al Senato è aperta è c'è ancora la possibilità che tali emendamenti possano essere migliorati oltre che da Palazzo Madama anche dalla Camera nella successiva visione del decreto legge, che dovrà ovviamente essere approvato da entrambi i rami parlamentari.

Via Senato

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