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Adpocalypse: quali sono le restrizioni di YouTube?

Adpocalypse: quali sono le restrizioni di YouTube?
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L'universo dei creator di YouTube è letteralmente in subbuglio, tra proteste e accuse incrociate a Google. L'introduzione di nuove regole per la distribuzione degli introiti pubblicitari, nonché l'implementazione di un rinnovato sistema di rating per i contenuti non adatti a un pubblico eterogeneo, hanno spinto i produttori di video sul piede di guerra. Tra chi lamenta un calo sensibile delle visualizzazioni dei propri filmati, e chi invece testimonia perdite consistenti sul fronte dell'advertising, i nomi storici della piattaforma di video-sharing incrociano le braccia.

Eppure la svolta verso una maggiore regolamentazione non sembra esecrabile da parte di Big G: aumentando l'audience a livello mondiale, infatti, è necessario fornire sufficienti strumenti affinché la visione di determinati contenuti non risulti facilmente accessibile a spettatori non idonei. Quali sono, di conseguenza, gli elementi da tenere in considerazione qualora ci si fosse avvicinati da poco alla produzione di video, prima del loro upload e della loro monetizzazione su YouTube?

La questione tiene banco ormai da diversi mesi, praticamente dalle prime settimane del 2017, e si è concretizzata tra aprile e maggio con l'introduzione di nuove regole per la piattaforma di video-sharing. Di seguito, un breve excursus sulla ribattezza "Adpocalypse" e sull'arrivo della Modalità con Restrizioni.

Adpocalypse: scelgono gli inserzionisti

Ad aprile 2017, Google ha deciso di lanciare un importante aggiornamento allo YouTube Partner Program, il programma lanciato nel 2007 pensato per garantire un guadagno anche consistente dalle inserzioni pubblicitarie ai creatori di video. In particolare, la piattaforma ha voluto concedere maggiori garanzie agli stessi inserzionisti, fornendo loro strumenti più puntuali per indirizzare le campagne pubblicitarie ed escludere, se desiderato, l'associazione del loro brand con contenuti violenti, non adatti ai minori, a sfondo politico e via dicendo.

La prima novità è rappresentata dai requisiti minimi per accedere al programma: oggi infatti è necessario che il proprio canale raggiunga le 10.000 visualizzazioni prima di poter avviare una partnership con YouTube.

Non è però tutto: a seguito di alcune polemiche risalenti allo scorso febbraio per l'associazione di alcuni contenuti pubblicitari ad alcuni video, in particolare nel Regno Unito, YouTube ha dovuto agire tempestivamente per migliorare i sistemi di review, sia con un rating umano che tramite un aggiornamento dei propri algoritmi. Nel frattempo, agli advertiser è stata fornita la possibilità di specificare, in fase d'acquisto di spazi pubblicitari, quali argomenti, generi e tematiche escludere.

Quanto basta per accendere le proteste degli YouTuber più famosi, con Felix Kjellberg - il più che celebre PewDiePie - pronto a coniare il termine "Adpocalypse" e dichiarare, ovviamente sempre in video, la fine della "festa di YouTube”. Comprendere la portata di questa policy non è semplice perché, mentre i più grandi creator si lamentano, quelli di media entità dichiarano di non aver subito scossoni.

In ogni caso, qualora si volesse sfruttare YouTube come canale d'introiti, bisogneràtenere presente come i contenuti più coloriti o destinati agli adulti potrebbero essere esclusi o vedere limitazioni nelle pubblicità associate ai video. Per orientarsi su quali argomenti siano più a rischio, utile è uno sguardo alla rinnovata Modalità con Restrizioni che, per quanto non sia strettamente correlata alla pubblicità, di certo permette di stimare il proprio bacino di audience.

Modalità con restrizioni

Contestualmente all'Adpocalypse, YouTube ha introdotto una nuova "Modalità con Restrizioni”: una funzione facoltativa che permette all'utente di filtrare filmati giudicati inappropriati, in particolare per la salvaguardia dei minori. Anche in questo caso sono emerse delle critiche da parte degli stessi creator: un problema tecnico iniziale, infatti, aveva incluso nei filtri anche video provenienti dalla comunità LGBTQ, anche se adatti a qualsiasi tipologia di pubblico.

Con un aggiornamento del 26 aprile del 2017, pubblicato sul blog della piattaforma, YouTube ha confermato la risoluzione di quest'ultimo problema, nonché elencato le categorie di video che potrebbero essere escluse. I filtri si applicano indipendentemente dalla presenza o dall'assenza di partnership per l'advertising, ma di certo le restrizioni sono da tenere in considerazione per coloro che volessero ottenere un guadagno: in linea teorica, infatti, è più probabile che gli inserzionisti vogliano investire su filmati esenti da filtri.

Le tematiche comprendono:

  • Droghe e alcol: i filmati in cui i protagonisti parlano di alcol e sostanze stupefacenti, o ne facessero uso davanti alla videocamera, potrebbero essere esclusi;
  • Sesso: oltre ad argomenti evidentemente orientati a un pubblico adulto, anche conversazioni chiare e istruttive sull'educazione sessuale potrebbero essere escluse, soprattutto se troppo dettagliate;
  • Violenza: tutti i video che descrivono o mostrano scene e azioni violente, nonché tragedie umane e naturali, potrebbero essere sottoposti a filtri. Questo anche se i contenuti provengono da canali informativi;
  • Temi per adulti: argomenti legati a terrorismo, guerra, crimini, conflitti politici, morti e feriti potrebbero essere esclusi anche se privi di immagini esplicite;
  • Linguaggio osceno: il linguaggio inappropriato, quale l'abuso di turpiloquio, potrebbe comportare l'esclusione.

Via YouTube Creator Blog

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