Nessun risultato. Prova con un altro termine.
Guide
Notizie
Software
Tutorial

Gen Z: per i giovanissimi Facebook è morto

La Gen Z si dimostra più responsabile online rispetto alle generazione precedenti e, fatto non da poco, non ama particolarmente Facebook.
Gen Z: per i giovanissimi Facebook è morto
La Gen Z si dimostra più responsabile online rispetto alle generazione precedenti e, fatto non da poco, non ama particolarmente Facebook.
Link copiato negli appunti

Sono nati e cresciuti circondati dalle nuove tecnologie, hanno imparato a destreggiarsi tra smartphone e tablet sin dalla tenera età e oggi ripudiano i social network più popolari. Stiamo parlando degli appartenenti alla cosiddetta Gen Z, la generazione dei nativi digitali: un gruppo che indicativamente comprende i nati tra il 1996 e il 2010.

E non solo dimostrano un comportamento online mediamente più responsabile rispetto ai più adulti cugini Millennials, ai genitori Gen X e ai nonni Baby Boomers, ma segnano trend in controtendenza rispetto a tutte le altre generazioni. Ad esempio, per i giovanissimi Facebook - il social network più gettonato nelle altre fasce d'età - è praticamente morto: è quanto dimostra una piccola indagine condotta da CNBC.

La testata statunitense ha incontrato un gruppo di diciassettenni per indagare le loro abitudini online, in particolare sui social media. E, sebbene il piccolo campione non possa ritenersi statisticamente rappresentativo della Gen Z nel suo complesso, sono emersi dei trend già confermati da numerose ricerche condotte negli ultimi anni. Di seguito, qualche indicazione utile.

Gen Z: più responsabilità e privacy online

È un profilo interessante quello che, dalla piccola indagine di CNBC, emerge in generale sul rapporto tra Gen Z e nuovi media. Sebbene nell'immaginario comune si tenda storicamente a perpetrare lo stereotipo delle giovani generazioni come trasgressive e poco attente ai rischi, in realtà la fascia degli under 22 risulta molto più responsabile rispetto ai suoi predecessori. Almeno sul fronte dell'uso delle nuove tecnologie.

La gran parte degli intervistati dalla testata statunitense sembra infatti molto attenta alla protezione della propria privacy - tanto da preferire interazioni online private anziché pubbliche - così come ai temi del furto di dati personali, della profilazione a scopo di advertising, del cyber-bullismo, delle fake news e molto altro ancora.

Ad esempio, una fetta rilevante degli appartenenti alla Gen Z presta attenzione alla pubblicazione dei contenuti sui social media, accertandosi che la localizzazione sia disattivata prima della condivisione.

Ancora, i giovanissimi tendono a non taggare terzi nelle fotografie senza esplicito consenso, si informano sulle attività delle piattaforme per evitare i servizi noti per tracking e profilazioni assillanti ed evitano discussioni pubbliche per preferire le cerchie più ristrette di amici e conoscenti, con cui chiacchierare in privato.

Proprio per questa ragione, risultano molto attivi sui servizi di messaggistica - come WhatsApp e Telegram - e sul fronte dei social network preferiscono microcosmi come Snapchat e Instagram, anziché Facebook e Twitter.

Facebook: la Gen Z non lo ama

In particolare, dall'intervento di CNBC emerge chiaramente come gli appartenenti alla Gen Z, in particolare gli under 20, non subiscano minimamente il fascino di Facebook.

Forse perché molto frequentato - anche da genitori e nonni, considerando come sia la piattaforma preferita dalla Generazione X e dai Baby Boomers - ma anche per non doversi quotidianamente confrontare con il caos disordinato che oggi caratterizza le pubblicazioni degli iscritti al social di Mark Zuckerberg.

Una delle intervistate, una studentessa di scuola superiore di nome Tanjia, ha così riassunto l'avversione dei coetanei per il social network dei like:

La maggior parte di noi è iscritta, ma non lo usiamo mai. Non fa per noi. [...] Le Storie di Facebook sono la stessa cosa delle Storie di Instagram o di Snapchat: Facebook sta cercando semplicemente di copiare quello che questi servizi già hanno.

E, forse ignorando come lo stesso Instagram sia sotto l'egida di Facebook, interviene lo studente Emil:

La nostra generazione è ossessionata dai brand, rincorriamo quelli che sembrano più cool. E Facebook ha raggiunto il punto di non ritorno.

Ti consigliamo anche