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Fake news: gli utenti credono di identificarle, ma sbagliano

Secondo una recente ricerca, il 97% degli utenti social ritiene di essere in grado di scovare una fake news: la realtà, però, appare molto diversa.
Fake news: gli utenti credono di identificarle, ma sbagliano
Secondo una recente ricerca, il 97% degli utenti social ritiene di essere in grado di scovare una fake news: la realtà, però, appare molto diversa.
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Nonostante le piattaforme si siano impegnate a fornire degli strumenti di tutela agli utenti, e l'indispensabile attività dei siti di debunking, il fenomeno delle fake news sui social network non sembra vivere battute d'arresto. Quotidianamente i navigatori vengono bombardati da notizie di origine dubbia, pronte a raccontare fatti del tutto inventati allo scopo di aumentare il traffico di un sito in cerca di click o - peggio ancora - di orientare un'opinione politica. Ma gli utenti sono davvero in grado di riconoscere una news falsa?

Secondo una recente survey condotta negli Stati Uniti, la maggior parte degli iscritti a una piattaforma di social networking si dichiara perfettamente in grado di identificare una fake news. La realtà dei fatti, tuttavia, potrebbe essere decisamente differente.

I dati

Lo studio in questione è stato condotto da Clutch, una società specializzata in B2B Marketing. Tramite un sondaggio condotto su un campione rappresentativo di 500 utenti statunitensi, l'azienda ha voluto indagare quanti utenti si sentano in grado di riconoscere una notizia falsa, anche dato l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2020.

Dalla survey, è emerso come il 97% degli intervistati si dichiari capace di riconoscere una fake news. Di questi, il 70% sostiene di aver notato nell'ultimo mese notizie false su Facebook, piattaforma seguita da Twitter al 54%, YouTube al 47%, Reddit al 43% e Instagram al 40%. Nonostante tutti gli intervistati vedano nel fenomeno delle fake news un grave problema, e ritengano che le piattaforme non facciano abbastanza, solo l'1% ha deciso di cancellare il proprio account Facebook per non essere di continuo bombardato dalla falsa informazione.

Tra i fattori che generano più preoccupazione fra gli iscritti, inoltre, la possibilità che il deepfake - video che, grazie all'intelligenza artificiale e alla manipolazione grafica, mostrano personaggi pubblici intenti a pronunciare discorsi mai effettivamente proferiti - si diffonda a macchia d'olio, poiché più difficile da scovare.

Bias ed echo-chamber: un problema

Nonostante l'estrema fiducia nelle proprie abilità testimoniata dagli intervistati nella sopracitata ricerca, la realtà dei fatti sembra essere molto differente. Se davvero il 97% degli utenti social fosse in grado di riconoscere bufale e affini, il problema delle fake news non esisterebbe: solo il 3% degli iscritti cadrebbe nel tranello, troppo poco per un investimento massiccio in manipolazione così come accade negli ultimi anni.

È più probabile, invece, che gli utenti cadano vittima del loro stesso bias, ovvero della tendenza a scegliere notizie che confermano le proprie opinioni e allontanarsi da quelle che le smentiscono. Accade quindi che vengano considerate fake news delle fonti informative del tutto vere, solo perché non supportano il pensiero del lettore, e siano ritenute attendibili delle notizie palesemente inventate, solo perché sullo stesso binario del pensiero dell'utente.

E in tutto questo il caos informativo attuale non aiuta, così come sostiene Aaron Lawson, assistente di direzione dei laboratori SRI International:

È molto probabile che le persone impareranno a ignorare immagini, video o audio con cui non concordando, basandosi sul pregiudizio questi contenuti siano stati falsificati.

Collegato al bias vi è poi la questione delle echo-chamber, ovvero il fatto di trovarsi sempre più in ambienti digitali stagni, in compagnia di altri utenti con le stesse vedute o lo stesso orientamento politico, dove le informazioni vengono ripetute all'infinito indipendentemente siano vere o false, solo per rafforzare la propria opinione iniziale.

A questo si aggiunge anche una certa ritrosia allo sforzo degli stessi navigatori, i quali tendono a condividere con compulsione tutto ciò che appare sulle loro bacheche, senza effettuare una minima ricerca di conferma su Google e affini. Il tutto giustificato da "potrebbe essere una bufala, ma nel dubbio la condivido”.

In definitiva, per quanto all'utente piaccia credere di essere un perfetto detective nello scovare notizie false, la quotidianità dei social network sembra dimostrare l'esatto opposto.

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