Per iniziare a programmare su Android abbiamo bisogno di alcuni strumenti software, tutti reperibili su Internet a costo zero. Ci serviranno:
Tra gli strumenti appena citati, di cui a breve verranno illustrate le fasi di download ed installazione, non è stato nominato un elemento fondamentale che merita, però, una menzione speciale: l’Android SDK. Questo è il vero pacchetto di strumenti che ci permetterà di vedere realizzati i nostri programmi per Android. Nonostante l’importanza fondamentale rivestita, il suo utilizzo, inizialmente, può passare un po’ inosservato visto che vi si interagisce spesso tramite l’IDE. Per questo non mancheremo di sottolinearne sin da ora la sua struttura e le funzionalità che ne fanno parte.
Iniziamo, se non lo si è già fatto, ad insallare Java. È necessario recarsi presso il sito Oracle e scaricarne una versione per il proprio sistema operativo, specificando non solo la tipologia – Windows, Linux, Mac OS o Solaris – ma anche la versione, 32 o, meglio se se ne ha la possibilità, 64 bit. Una volta eseguito lo scaricamento del pacchetto se ne procede all’installazione che non presenta grandi difficoltà in alcuno dei sistemi per cui è disponibile.
Passiamo ora agli IDE.
Nonostante la prima generazione di sviluppatori Android si sia formata su Eclipse, la nascita di Android Studio e la sua raggiunta maturità sono stati salutati con gioia dagli addetti ai lavori. Infatti questo ambiente – ottenibile dal sito ufficiale di Android – è venuto al mondo sotto i migliori auspici, all’insegna della flessibilità e della praticità. Innanzitutto, è figlio di IntelliJ, un IDE molto intuitivo ed efficiente prodotto dalla società JetBrains. In secondo luogo, è scaturito dalla stessa Google e nasce appositamente per Android, integrandosi con tutto il suo ecosistema. Permette di realizzare progetti per smartphone e tablet, nonchè per dispositivi indossabili, Android Auto e Android TV. Il colosso di Mountain View ha a disposizione un universo di servizi cloud, ed Android Studio offre a tutti i nostri progetti un ponte per creare app che dialoghino con essi.
All’inizio di ogni nuovo progetto, l’IDE propone diversi template che rappresentano i tipi più in voga di applicazioni e la configurazione è affidata ai file build di Gradle. Quest’ultimo è uno strumento di build automation che permette una configurazione molto flessibile con una sintassi mutuata dal linguaggio Groovy. Un contributo utilissimo che offre Gradle è la gestione delle dipendenze in stile Maven. Quando avremo bisogno di integrare librerie di sviluppo prodotte da Android o da sviluppatori di terze parti potremo inserire direttive che permetteranno di recuperarle direttamente in rete tramite “coordinate” costituite da group id, artifact id e versione.
Altre caratteristiche messe a disposizione da Android Studio sono:
Un aspetto importante è che il progetto è tuttora in continuo ampliamento. Ad esempio, dalla versione 1.3, si è avuta una ricongiunzione tra SDK (per lo sviluppo in Java) ed NDK (il Native Developemente Kit, pensato per sviluppatori C/C++) per il quale è stato aggiunto editing e debugging in Android Studio. Nella seconda major release, invece, si è puntato all’incremento della produttività e alla riduzione dei tempi di sviluppo con la nascita dell’Instant Run che mira a vedere in azione con grande rapidità le modifiche apportate al codice senza aspettare lunghi rebuild del progetto e al potenziamento degli emulatori che spesso – soprattutto su macchine meno dotate – sono stati la nota dolente delle giornate lavorative dei programmatori.
Eclipse è uno strumento gratuito e molto flessibile, ben noto da tanti anni a varie comunità di sviluppatori. In particolare, la sua natura modulare l’ha reso molto ricco di funzionalità mediante vari plugin installabili al suo interno, oltre che utilizzabile nella programmazione con vari linguaggi, primo tra tutti Java, ma anche C/C++, PHP ed altro ancora. Anche nel caso di Android esiste un plugin, chiamato strong>ADT (Android Developement Tools).
La sua installazione consiste nei seguenti passi:
Come ultima nota, diamo uno sguardo più ravvicinato all’Android SDK. Un aspetto molto importante è che questo SDK è costituito da molti strumenti – programmi, emulatori, piattaforme per ogni versione di Android e molto altro – la cui composizione non è immutabile ma viene gestita tramite il programma Android SDK Manager, avviabile sia da Eclipse che da Android Studio. Grazie al Manager, il programmatore potrà profilare le piattaforme e gli strumenti presenti nel SDK nella maniera più congeniale al proprio lavoro. Maggiori dettagli in merito verranno via via presentati nel corso delle successive sezioni della guida.
Un paio di download, qualche click per installare e scompattare: indipendentemente dal sistema operativo del proprio PC, l’ambiente per lo sviluppo su Android non necessità di grandi operazioni per essere pronto all’utilizzo e alla realizzazione della prima app.
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