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Accenni alla storia di GIMP, software opensource per la manipolazione delle immagini, e consigli utili per il download e l'installazione su Windows, OS X e Linux.
Accenni alla storia di GIMP, software opensource per la manipolazione delle immagini, e consigli utili per il download e l'installazione su Windows, OS X e Linux.
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L'universo della manipolazione di immagini digitali non è fatto solamente di proposte commerciali, come il valido Adobe Photoshop, ma anche di un folto gruppo di software gratuiti e opensource. Fra questi spicca certamente GIMP, il più amato e diffuso in Rete. Con questa guida si analizzeranno i fondamenti della versione 2.8, sia spiegando le funzioni di base che le novità più recenti.

Storia e caratteristiche

Il software non avrà di certo bisogno di troppe presentazioni, complice anche il logo di Wilbert, un coyote pittore che sarà familiare a molti. Eppure la storia di GIMP, acronimo di GNU Image Manipulation Program, risale agli inizi degli anni '90.

Figura 1. Wilbert, mascotte di GIMP (click per ingrandire)

Wilbert, mascotte di GIMP

L'avvio dello sviluppo avviene nel 1995, quando Spencer Kimball e Peter Mattis modellarono il software come tesi per un corso all'Università di Berkeley. Due anni dopo, nel 1997, i developer decisero di passare dal progetto universitario alla distribuzione vera e propria: sulla base delle specifiche del Progetto GNU, venne modificato il nome in GNU Manipulation Program e confermata la pubblicazione opensource. L'attuale versione, la 2.8, è parte di un'evoluzione incominciata nel 2004 e tutt'ora in corso.

Il programma propone un set di ricchi strumenti per l'editing di immagini, dal disegno alla fotografia, passando per numerosi filtri avanzati. Distribuito con licenza GNU GPLv3+, è un software completamente libero e disponibile per le piattaforme Windows, OS X e Linux. Per "software libero" si intende la possibilità che sviluppatori terzi ne elaborino e ne pubblichino delle versioni personalizzate e adattate a specifiche esigente: è il caso di McGimp, ad esempio, un porting dall'aspetto scuro molto simile a Photoshop.

Il grande successo di GIMP si deve innanzitutto alla sua interfaccia familiare, tanto da renderlo molto affine alle alternative commerciali. La GUI è infatti a pannelli, distribuiti nell'ambiente di lavoro in modo analogo alle proposte Adobe: sulla sinistra strumenti e pennelli, al centro il layout, sulla destra livelli e comandi aggiuntivi. A differenza del rivale, però, garantisce un'ampia versatilità nella gestione dello spazio, poiché ogni finestra è indipendente dall'altra. Il risultato è una piattaforma comoda da utilizzare, veloce e affidabile, pur in assenza di alcune delle funzioni di punta che caratterizzano la concorrenza.

GIMP è quindi la proposta ideale per tutti quegli utenti che, pur essendo appassionati di disegno e fotografia, non hanno intenzione di investire in licenze anche particolarmente costose. Le funzioni lo rendono perfetto per il consumatore medio, poiché risponde a tutto quello di cui potrebbe aver bisogno, mentre potrebbe non soddisfare appieno l'utenza professionale.

Download e installazione

GIMP può essere liberamente scaricato dal sito ufficiale, dove si troveranno le versioni di base per Windows, OS X e Linux. In pieno stile di diffusione libera, viene anche fornito un link torrent per chi volesse procurarsene una copia del tutto legittima tramite il P2P. Per alcune distribuzioni Linux, infine, GIMP è già compreso nelle repository di base.

Figura 2. GIMP su OS X (click per ingrandire)

GIMP su OS X

Una volta terminata l'installazione, o copiato l'apposito programma nella cartella "Applicazioni" qualora si utilizzasse OS X, il programma è pronto per essere utilizzato. Il primo avvio, tuttavia, potrebbe risultare decisamente lento: GIMP creerà infatti tutte le cache di cui avrà bisogno, compresa quella dei font.

In caso si utilizzasse OS X Mavericks o OS X Yosemite, le ultime due declinazioni del sistema operativo Apple, va segnalato come il primo avvio potrebbe essere particolarmente ostico. La fase di creazione delle cache può essere infatti dilungata in modo anomalo, di conseguenza si consiglia di non forzarne l'uscita anche qualora il software smettesse di rispondere ai comandi. La problematica, fortunatamente, scompare già dal secondo utilizzo.

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