Nessun risultato. Prova con un altro termine.
Guide
Notizie
Software
Tutorial

OpenType: concetti di base

Concetti di base su OpenType, il formato tipografico multipiattaforma dai glifi e gli stili praticamente infiniti: storia, usi e qualità.
Concetti di base su OpenType, il formato tipografico multipiattaforma dai glifi e gli stili praticamente infiniti: storia, usi e qualità.
Link copiato negli appunti

La storia della tipografia a schermo, della varietà dei font, della loro resa a bassa o alta risoluzione, non nasce partendo le mosse dalla fruizione elettronica. Sin dall'inizio degli anni '80, quando con il primo Macintosh vennero introdotti dei set di caratteri piacevoli da vedere e simili a quelli utilizzati nell'editoria cartacea, l'evoluzione dei font è sempre stata in favore della stampa. In altre parole, questi caratteri si fruivano sullo schermo, ma con il fine ultimo di stampare un documento. Così, nel tempo, i maggiori produttori mondiali - tra cui Apple, Microsoft e Adobe - hanno sviluppato propri standard e sistemi di resa a video raramente fra loro compatibili. Verso la fine degli anni '90, con l'esplosione della fruizione solamente elettronica dei contenuti, si è resa necessaria un'unificazione multipiattaforma. Nasce così Open Type: quali sono le sue caratteristiche e a quali esigenze risponde?

Definizioni e breve storia

Open Type è un formato tipografico per computer, dove ogni carattere è realizzato in vettoriale affinché possa essere ingrandito o ridotto senza perdita di qualità. Annunciato da Microsoft nel 1996, questo sistema è stato adottato immediatamente da Adobe, un'azienda che ha avuto un peso fondamentale nel suo sviluppo, tanto da decidere di convertire nel 2002 tutto l'archivio dei propri font nel nuovo standard.

Prima dell'avvento di Open Type, l'universo della tipografia elettronica si divideva tra il TrueType - sviluppato da Apple e Microsoft - e il PostScript Type di Adobe. Con il primo largamente utilizzato nelle suite d'ufficio e il secondo preferito invece da designer e grafici pubblicitari, questi due mondi contrapposti hanno generato problemi di non poco conto. Oltre a non avere la fruizione elettronica come obiettivo primario, si venivano a creare delle molteplici incompatibilità a seconda sia del sistema operativo usato che del programma prescelto, con anche problemi a livello di stampa professionale. Con lo spostamento delle necessità dalla fruizione cartacea a quella display-only, si è resa urgente la definizione di un nuovo ambiente che potesse unire i vantaggi di entrambe le fazioni e, allo stesso tempo, aprire un nuova era di possibilità stilistiche. Questa unione si realizza proprio con Open Type.

Senza entrare in tecnicismi che potrebbero confondere la comprensione, quindi senza alcuna pretesa di esaustività, si può sostenere che OpenType unisca l'attenzione tipica della resa e dei pixel di TrueType con la perfezione di stampa di PostScript, il tutto liberando nuovi stili - tra cui linguaggi differenziati - grazie a un supporto Unicode multipiattaforma. Oggi OpenType è largamente utilizzato da tutti i sistemi operativi, trova l'appoggio dell'industria e ha superato i suoi predecessori, ora ribattezzati in "legacy font".

I benefici

Il ricorso a OpenType porta con sé un gran numero di benefici rispetto ad altri standard, così di seguito sintetizzati:

  • Supporto multipiattaforma: OpenType rimane invariato dal passaggio a un sistema operativo e l'altro, garantendo la stessa resa sia su Windows, Mac che nel grande universo di Linux. Questo risolve uno dei problemi dei precedenti standard: anche con lo stesso font in uso, elementi come legature, strutture matematiche e simboli scomparivano da una piattaforma all'altra;
  • Set di caratteri estesi e periferici: ogni font OpenType può ospitare fino a 65.536 glifi, contro i 250 dei predecessori. Questo è possibile grazie all'implementazione di Unicode che a una resa universale di ogni singola lettera, che verrà riconosciuta univocamente da ogni sistema operativo anche al variare della suo aspetto grafico. Una disponibilità così ampia si traduce, nella pratica, con l'inclusione in un solo file di una grande varietà di glifi e di caratteri periferici, dagli stili di legatura alle frazioni, passando per alfabeti non latini;
  • Ampio supporto linguistico: così come già accennato, TrueType e PostScript non hanno possibilità di contenere set di glifi virtualmente infiniti, una limitazione che ha portato a un'evoluzione dei font quasi prettamente occidentale, con una prevalenza dell'alfabeto latino rispetto ad altri formati come il cinese, il cirillico e molto altro ancora. OpenType, invece, risolve questo problema inglobando più linguaggi alla volta, tanto che agli esordi ha avuto la sua massima diffusione proprio in Asia e in Africa, raggiungendo in poco tempo i 200.000.000 di utenti;
  • Tipografia avanzata: OpenType supporta pienamente la tipografia avanzata, ovvero quei set di caratteri - si pensi alle frazioni matematiche - che dovevano essere regolati graficamente a mano. L'utilizzatore può digitare "1/3" sulla tastiera e vedersi automaticamente a schermo l'esatta trasposizione grafica della frazione, lo stesso vale per legature e altri elementi estetici. La gran parte dei software che sfruttano OpenType prevede, poi, una comoda palette per la gestione di tutte queste opzioni extra.

Nella prossima pagina, qualche esempio pratico delle possibilità di OpenType, in particolare di tipografia avanzata.

Credit immagine in evidenza:
Ra2studio via Shutterstock

Esempi di tipografia avanzata

Così come già ampiamente illustrato, OpenType ha unificato l'esperienza d'uso dei font, prevedendo una grande varietà di stili e aprendo le porte alla tipografia avanzata. Non che gran parte di queste possibilità non fossero previste - e non siano tutt'ora in uso - con un predecessore come True Type, ma spesso è richiesta la necessità di installare più gruppi di font della stessa famiglia, data la scarsità di glifi a disposizione.

Solitamente la gestione degli elementi avanzati avviene con un'apposita palette di strumenti, solitamente integrata sia nei wordprocessor che nelle suite per l'editing grafico. Per gli esempi che seguiranno, si è fatto ricorso ad Adobe Photoshop CC, ma la quasi totalità dei software oggi in circolazione prevede queste possibilità.

Maiuscoletto

È forse uno degli stili grafici più semplici, ma dimostra tutta la versatilità di OpenType: si tratta del maiuscoletto. Sebbene presente anche negli standard precedenti, spesso bisognava installare un set di caratteri aggiuntivo per lo stesso font o, peggio, procedere alla diminuzione manuale di quanto scritto. Il maiuscoletto, tuttavia, non è la semplice riduzione della grandezza dei font, risponde a specifiche regole di proporzioni e spaziatura. Con OpenType, basta inserire un titolo in maiuscolo e, con l'apposita palette, effettuare la trasformazione. L'esempio è stato realizzato con Photoshop e il font Minion Pro.

Figura 1. Maiuscoletto
Maiuscoletto

Frazioni e altri caratteri matematici

OpenType presenta anche un grande supporto alle espressioni e alla simbologia tipica del linguaggio matematico. Fra queste le frazioni, ma anche numerazioni, elevazioni in base, spaziature tabellari e molto altro ancora. In Figura 2, alcuni esempi sempre con Minion Pro.

Figura 2. Esempi matematici
Esempi matematici

Legature

Sebbene in True Type e in PostScript non mancasse di certo il supporto alle legature, la grande problematica si è sempre manifestata nel passaggio da una piattaforma all'altra. Ad esempio, le legature impostate con Windows non sempre sono risultate visibili su Mac, e viceversa. OpenType unifica i due sistemi operativi e, sempre grazie ai controlli delle apposite palette, rende il procedimento indolore. Va da sé come questi stili grafici non siano disponibili per ogni tipologia installata, ma solo per quelle classi di caratteri che godono di un orientamento grafico adatto. È quindi molto difficile rinvenirne l'utilità nelle famiglie Sans Serif, anche se le eccezioni non mancano.

Figura 3. Legature
Legature

Per agevolare la comprensione, si fornisce infine l'immagine della tipica palette dei caratteri di Photoshop CC, anche se bisogna tenere ben a mente come ogni software sfrutti un proprio set di strumenti. Come facile notare, alcuni dei pulsanti dedicati alla tipologia avanzata non risultano attivabili: questo perché le funzioni incluse o escluse variano a seconda del font OpenType prescelto.

Figura 4. Palette
Palette

Sebbene alcune delle funzioni avanzate si rilevino anche nei vecchi font TrueType - per PostScript il discorso è più complesso, perché ormai abbandonato da Adobe - il merito di OpenType è di averne reso il ricorso immediato e universale, multipiattaforma ed esteso alle esigenze linguistiche di tutto il globo. Un formato che oggi travalica i confini del desktop per sbarcare in ambito mobile, con la moltiplicazione di dispositivi e sistemi operativi.

Ti consigliamo anche